Tuber aestivum Vitt.

Tuber aestivum Vitt.

Nome: da “aestivum” (lat.), che cresce in estate (Vittadini, 1831).
Nomi volgari: tartufo nero d’estate, scorzone.
Periodo di raccolta (L. R. 03 aprile 2013, n. 5): dal 1° giugno al 31 agosto e dal 1° ottobre al 31 dicembre

CARPOFORO – può assumere forme e dimensioni molto variabili; in genere rotondeggiante e talora con una depressione; può raggiungere pezzature anche intorno al mezzo chilo.
PERIDIO – superficie verrucosa, di colore nero, con verruche piramidali, sporgenti, di grosse dimensioni, che gli conferiscono una tipica rugosità ed una certa consistenza.
GLEBA – generalmente di colore nocciola, più o meno giallastra nei tartufi maturi, spesso anche di colore più chiaro; è solcata da numerose venature biancastre, alcune sottili altre più larghe, molto ramificate e variamente anastomizzate.
PROFUMO – delicato e gradevole, ricorda vagamente l’aroma dei funghi: tenue da giovane, più intenso a completa maturazione o in un luogo chiuso (barattolo di vetro).
SAPORE – simile a quello dei porcini.
ASCHI – prima leggermente peduncolanti, poi globosi, di 60-95 x 50-80 micron, contenenti in media
da uno-quattro ascospore, talora sei (Ceruti, 1960).
SPORE – di colore giallo-scuro rotondeggianti od ovali, misuranti 18-41 x 14-32 micron (Ceruti, 1960), con la superficie esterna irregolarmente reticolato-alveolata; l’altezza delle creste membranose che originano gli alveoli sono sistematicamente più basse di circa il 50% rispetto a quelle delle spore di Tuber uncinatum (Chevalier et al., 1978).
HABITAT – è capace di svilupparsi su una grande quantità di terreni formatisi da rocce madri di età geologiche molto differenti, però predilige particolarmente terreni calcio-magnesiaci, filtranti, ricchi di costituenti fini e grossolani, con struttura aerata e grumosa; rifugge invece da terreni fradici. Le tartufaie sono localizzate nei boschi o al margine di radure, lungo i campi coltivati e le siepi di pruni, sempre in ambienti soleggiati. Prevalentemente entra in simbiosi con la roverella ed il nocciolo, ma anche con il cerro, la farnia ed il carpino nero. La presenza di T. aestivum può essere più o meno evidenziata dalle caratteristiche aree prive di vegetazione (“pianello”). Benché esista una prima produzione a maggio-giugno (da cui l’appellativo di “maggengo”) quella più abbondante e migliore, anche con esemplari di notevole pezzatura, si verifica da luglio fino a settembre.

A lungo è stata considerata una specie assai variabile, recentemente invece si è scoperto che si tratta di entità tassonomica convenzionale (morfotipo) all’interno della quale esistono una miriade di specie biologiche e cloni morfologicamente e geneticamente assai diversi. Nella zona meridionale dell’Himalaya cresce un tartufo molto simile al nostro scorzone (Tuber himalayense) e non è escluso che tra le zone di crescita della Turchia e quelle indiane esista un collegamento che passa attraverso tutta la catena alpino-himalayana. Queste recenti scoperte collocherebbero i Tuber tra i più antichi esseri viventi del Pianeta, autentici “fossili viventi” che esistevano prima della formazione degli attuali continenti e che hanno visto nascere ed estinguersi i dinosauri.

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