Scaglia Bianca

SCAGLIA BIANCA

Introduzione

La formazione della Scaglia Bianca rappresenta un’unità litostratigrafica (corpo roccioso separabile da quelli adiacenti in base alle caratteristiche litologiche ed alla posizione stratigrafica) della nota Successione Umbro-Marchigiana, ben esposta nelle principali dorsali carbonatiche (allineamento di monti costituiti da rocce con carbonato di calcio) dell’Appennino centro-settentrionale. Questa unità è stata studiata principalmente nell’Appennino Umbro-Marchigiano, dove sono localizzate le più importanti sezioni stratigrafiche di riferimento; infatti, l’area-tipo della Scaglia Bianca si estende tra Gubbio e Monte Nerone.
La Scaglia Bianca testimonia una sedimentazione carbonatica di tipo pelagico, cioè di mare aperto e relativamente profondo. Questa lenta decantazione di micro-particelle carbonatiche dalla colonna d’acqua formava una lenta nevicata di sedimenti che si accumularono sul fondale marino sotto forma di fanghi carbonatici in un intervallo di tempo tra circa 100 e circa 94 milioni di anni fa (Cenomaniano-base del Turoniano – Ogg et alii, 2016). Questi fanghi, a seguito di lunghi processi geologici, si trasformarono infine da sedimento a roccia (litificazione).
Nella Successione Umbro-Marchigiana, la Scaglia Bianca è la formazione che poggia al di sopra delle Marne a Fucoidi, ed è seguita dalla sovrastante formazione della Scaglia Rossa. Il limite con l’unità sottostante, le Marne a Fucoidi, è transizionale ed espresso dal passaggio graduale tra gli ultimi livelli con black shales e i primi strati calcarei con selce, mentre il limite con la Scaglia Rossa, è posizionato per convenzione in corrispondenza dei primi strati calcarei rosati o rossi con selce rossa pochi decimetri al di sopra del “Livello Bonarelli” (Parisi et alii, 1989).
Data la facilità di erosione delle sottostanti Marne a Fucoidi, connessa con l’elevato contenuto di argilla di questa unità e, di contro, l’elevata resistenza all’erosione dei calcari della Scaglia Bianca, una caratteristica di quest’ultima unità è quella di costituire, da un punto di vista geomorfologico, particolari forme del rilievo. Infatti, la differenza di erodibilità tra le due formazioni fa sì che la Scaglia Bianca formi delle spettacolari rotture morfologiche, con scarpate strapiombanti alte decine di metri legate a ripetuti fenomeni di crollo; questi “arroccamenti” o “poggi” sono enfatizzati dai toponimi del luogo (“rocca”, “roccaccia”, “rocchetta”, “poggio”, etc).

Cenni storici

La Scaglia Bianca fu introdotta nella letteratura geologica da Bernardino Lotti per indicare dei calcari bianchi con selce interposti tra calcari bianchi stratificati e calcari rosati (Lotti, 1926). Il termine è stato successivamente utilizzato per indicare i calcari bianchi con selce soprastanti le Marne a Fucoidi (Jacobacci et alii, 1974; Centamore et alii, 1975, 1979; Cresta et alii, 1989; Monechi & Parisi, 1989; Parisi et alii, 1989), sebbene in letteratura si possa trovare riferimento alle rocce di questa unità con diversi sinonimi, come “calcare rosso-rosa” (Zittel, 1869, 1870), “calcare biancastro” (Principi, 1933), “scaglia con globotruncane pro parte” e “scaglia con selci” (Renz, 1936, 1951), “scaglia inferiore bianca” (Bonarelli, 1949) mentre in alcune carte geologiche l’unità è stata cartografata con diverse denominazioni e unitamente ad altre formazioni. Questa unità è stata formalizzata come unità tradizionale della Successione Umbro-Marchigiana da Petti & Falorni (2007).

Caratteri litologici

La Scaglia Bianca include calcari micritici (costituiti da particelle carbonatiche delle dimensioni dell’argilla) stratificati di colore bianco, contenenti liste di selce scura o nera, che possono essere intercalati a livelli argillosi di spessore centimetrico o a strati interamente costituiti da selce, e abbondanti tracce fossili (bioturbazioni) chiamate Chondrites e Planolites, risultato dell’attività biologica di invertebrati su un fondo marino non consolidato. La porzione basale della formazione è stata oggetto di interpretazioni contrastanti ed è stata ritenuta un intervallo di transizione tra le Marne a Fucoidi e la Scaglia Bianca o addirittura come parte delle Marne a Fucoidi. Queste differenze nell’interpretazione si riflettono nei diversi spessori ed età che sono forniti in letteratura (Jacobacci et alii, 1974; Centamore et alii, 1975, 1979). La formazione ha, infatti, uno spessore variabile tra i 50 e i 70 metri ed è costituita da strati spessi da 10 cm a un metro circa.
Sulla base delle rocce affioranti lungo la sezione del Bottaccione è stata proposta una suddivisione dell’unità in quattro membri informali (Coccioni et alii, 1992) ed è stata successivamente condotta una zonazione basata su foraminiferi planctonici (Premoli Silva & Sliter, 1995). I primi tre membri dell’unità sono caratterizzati da calcari giallo-grigiastri con selce grigio verdastra e livelli marnosi da grigi a neri, calcari rosati e grigio-giallastri con selce grigio-rosata, e calcari grigio giallastri con frequente selce in noduli e lenti di colore da grigio a grigio rosato. All’interno dell’ultimo membro, costituito da calcari grigio chiaro con frequenti noduli e lenti di selce da grigia a nera, è stato descritto un intervallo estremamente ricco in materia organica e dallo spessore variabile dai 45 cm ai due metri, denominato “Livello Bonarelli” (si veda Parisi et alii, 1989 per una descrizione esaustiva nell’area umbro-marchigiana). Sulla base dei caratteri litologici, il “Livello Bonarelli” è stato suddiviso in tre intervalli. Le litologie che prevalgono sono rappresentate da siltiti di colore marrone-grigio alla base e grigio-verde al tetto, con abbondanti radiolari (organismi unicellulari provvisti di guscio siliceo) e noduli di pirite e marcasite, che risultano separate da calcari neri e argille calcaree gialle e nere. Il “Livello Bonarelli” è noto anche per conservare nella sua porzione superiore resti di pesci e noduli fosfatici (Parisi et alii, 1989). Similmente agli analoghi litologici nelle Marne a Fucoidi, il “Livello Bonarelli” è il prodotto sedimentario di un evento anossico oceanico avvenuto nel Cenomaniano superiore, circa 95 milioni di anni fa (Coccioni & Galeotti, 2003). In tutta l’area umbro-marchigiana i depositi del “Livello Bonarelli” sono preceduti da uno strato continuo di selce nera definito “marker nero” (Montanari, 1985).

Fossili
Il contenuto fossilifero della Scaglia Bianca, se si eccettuano i resti di pesci e rare ammoniti provenienti dal “Livello Bonarelli”, è rappresentato da microfossili come radiolari, foraminiferi planctonici e bentonici, e nannofossili calcarei (tutti organismi unicellulari e microscopici).

Affioramenti chiave

Le principali località dove poter apprezzare i caratteri litologici e paleontologici della Scaglia Bianca sono:
le pendici della dorsale Monte Nerone-Monte Catria, lungo le profonde incisioni dei fiumi Burano, Bosso e Candigliano. In particolare, spettacolari sono gli affioramenti: lungo la strada provinciale Apecchiese SP 257, tra Apecchio e Piobbico; di Bacciardi, lungo la strada che da Piobbico conduce a Secchiano, dove è ben esposto il “Livello Bonarelli” e il passaggio alla Scaglia Rossa, o al Monte Nerone, vicino il Monte Serrone; di Pontedazzo, lungo la strada statale Flaminia SS 3; di Monte Petrano, dove la cima del monte è costituita proprio dagli strati calcarei della Scaglia Bianca, così come “La Roccaccia” e nei pressi di Moria.
nella Gola del Furlo, e in particolare nella Cava del Furlo Superiore dove, sul fronte di cava, è possibile apprezzare il “Livello Bonarelli” e il passaggio alla Scaglia Rossa.
Altri affioramenti caratteristici, sebbene fuori dalle nostre aree, si hanno al Bottaccione, lungo la strada statale Eugubina, e nella Valle della Contessa, dove un enorme fronte di cava permette l’esposizione di quest’unità.

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