Maiolica

MAIOLICA

Introduzione

La formazione della Maiolica rappresenta un’unità litostratigrafica (corpo roccioso separabile da quelli adiacenti in base alle caratteristiche litologiche ed alla posizione stratigrafica) della nota Successione Umbro-Marchigiana, ben esposta nelle principali dorsali carbonatiche (allineamento di monti costituiti da rocce con carbonato di calcio) dell’Appennino centro-settentrionale.
La Maiolica è forse la più tipica delle unità stratigrafiche della Tetide occidentale (Wieczorek, 1988), in quanto è il risultato di un evento paleobiologico globale (riconoscibile in tutte le successioni sedimentarie della stessa età) rappresentato dall’esplosione del nannoplankton calcareo (Erba, 2006). L’enorme sviluppo di questi micro-organismi ha provocato la deposizione di sedimenti pelagici (cioè di mare aperto e relativamente profondo) con caratteristiche molto simili in un ampio settore che va almeno dai Caraibi al Medio Oriente (Wieczorek, 1988).
L’unità ha spessori molto variabili, che nell’Appennino Umbro-Marchigiano variano da poche decine a oltre 250 metri (Centamore et alii, 1971); nelle successioni bacinali l’unità sottostante è il membro dei calcari a Saccocoma e aptici della formazione dei Calcari Diasprigni, mentre successioni condensate, sugli alti strutturali che ancora si innalzavano all’interno del bacino, la Maiolica poggia direttamente sul Gruppo del Bugarone (Centamore et alii, 1971; Cipriani et alii, 2019). La Maiolica verso l’alto passa alle Marne a Fucoidi.

Cenni storici
Il nome Maiolica o “majolica” è utilizzato nella letteratura scientifica almeno dal 1857, e identifica oggi le rocce pelagiche di età Titonico-Aptiano (Giurassico Superiore-Cretaceo Inferiore) di un’ampia porzione dell’Italia, dalle Alpi Meridionali alla Puglia (Petti & Falorni, 2007). In queste regioni le suddette rocce sono state in passato anche chiamate alternativamente con i nomi ormai in disuso “calcare rupestre” e “biancone”.

Contesto geologico: un evento paleobiologico globale

Circa 200 milioni di anni fa, nel Giurassico Inferiore (al limite Hettangiano-Sinemuriano – Passeri & Venturi, 2005; Ogg et alii, 2016) l’area dove oggi si eleva l’Appennino Umbro-Marchigiano subì un grande sconvolgimento, a seguito di una fase di tettonica estensionale, connesso con lo sviluppo di faglie dirette, che portò all’apertura dell’Oceano Tetide (Bernoulli, 1967; Santantonio & Carminati, 2011). Questa fase tettonica causò la formazione di un caratteristico assetto del fondale marino con zone più rilevate (chiamate anche alti strutturali, horsts o piattaforme carbonatiche pelagiche) e bacini (chiamati anche bassi strutturali o grabens) che circondavano gli horsts a formare bracci di mare più profondi. Gli alti strutturali erano caratterizzati dai sedimenti litificati del Calcare Massiccio ed erano bordati da grosse scarpate sottomarine (le paleoscarpate) formate dalle faglie dirette che smembrarono la piattaforma carbonatica, raccordando gli horsts con i bassi strutturali mediante pendii sottomarini molto scoscesi. Inoltre, l’azione delle faglie dirette portò al passaggio da contesti deposizionali di piattaforma carbonatica tipo le odierne Bahamas, come testimoniato dalle sabbie calcaree grossolane con gusci di grossi molluschi, spugne calcaree, e altri organismi tipici di acque calde e poco profonde oggi riconoscibili nelle rocce del Calcare Massiccio, a contesti di mare aperto e relativamente più profondo (vedi, per esempio, Santantonio, 1993, 1994). Questi bacini “profondi” erano caratterizzati da una sedimentazione molto diversa, di tipo pelagico, dove la lenta decantazione di micro-particelle carbonatiche dalla colonna d’acqua formava una lenta nevicata di sedimenti che si accumularono sul fondale marino sotto forma di fanghi carbonatici. Questi fanghi, a seguito di lunghi processi geologici, si trasformarono da sedimento a roccia (litificazione) formando rocce molto diverse rispetto alle sabbie calcaree grossolane tipiche della piattaforma carbonatica del Calcare Massiccio. Per quasi tutto il Giurassico la “nevicata” pelagica cercò di pianeggiare il fondale marino andando a colmare le differenze di profondità esistenti tra gli alti strutturali (meno profondi) e i bassi strutturali (più profondi). Questo è registrato e si può apprezzare nelle rocce giurassiche che ora affiorano in Appennino Umbro-Marchigiano, in quanto le successioni sedimentarie accumulate sui grabens, chiamate “successioni bacinali”, sono spesse centinaia di metri (in media 500 metri), mentre quelle accumulate sugli horsts, chiamate “successioni condensate”, raggiungono al massimo i 50 metri (quindi un ordine di grandezza in meno). I fanghi micritici decantati dalle acque oceaniche si accumularono anche sulle paleoscarpate, e questo è oggi testimoniato dal contatto stratigrafico generalmente discordante (disposizione geometrica degli strati differente rispetto alla stratificazione dei depositi sotto- o soprastanti) delle unità bacinali pelagiche sui depositi di acque basse del Calcare Massiccio.
Circa 150 milioni di anni fa, nel Titonico, si verificò un evento paleobiologico globale: l’esplosione del nannoplankton calcareo (Bown et alii, 2004). Questo evento favorì la ripresa massiva della sedimentazione carbonatica in ambiente pelagico, dopo la crisi che nel Giurassico Medio che aveva portato alla sedimentazione essenzialmente silicea dei Calcari Diasprigni.
Il nannoplankton calcareo è costituito da minuscoli microorganismi (dimensione media: alcuni micron) che già esistevano dal Triassico Superiore, ma nel Titonico ebbe luogo una radiazione evolutiva che determinò una vera e propria esplosione della produttività (Bown et alii, 2004; Erba, 2006). Quantitativi immani di questi microorganismi costituivano quindi la maggior parte delle particelle che, accumulandosi sul fondale, hanno dato origine alla Maiolica. Nonostante si trattasse quindi di organismi minuscoli, essi hanno avuto un ruolo litogenetico, cioè letteralmente hanno costruito le rocce.
Nel Bacino Umbro-Marchigiano la Maiolica è molto importante perché ha livellato i paleo-dislivelli che si erano formati in seguito alla fase estensionale del Giurassico Inferiore.
Si depose infatti sia nei bacini profondi che sugli alti strutturali e, a partire dal Berriasiano, ristabilì una sedimentazione omogenea in tutto il bacino; per questo motivo è la prima formazione pelagica che appartiene sia alla successione bacinale che a quella condensata di alto strutturale (Centamore et alii, 1971; Cecca et alii, 1990).
La Maiolica oggi può quindi poggiare direttamente in concordanza sul sottostante Gruppo del Bugarone (successione di alto strutturale) o sul sottostante membro dei Calcari a Saccocoma e aptici (successione bacinale); può inoltre poggiare lateralmente, con un contatto stratigrafico di tipo onlap sul Calcare Massiccio, lungo le paleoscarpate.
L’ambiente deposizionale in cui si accumularono i fanghi che costituiscono la Maiolica è riferibile ad un bacino pelagico posto a una profondità maggiore di quella della base delle onde di tempesta.

Litologia

La Maiolica è generalmente un calcare micritico (a tessitura molto fine), che presenta quindi un aspetto omogeneo e compatto, di colore bianco avorio. Osservato alla lente contiene radiolari, piccoli microorganismi a guscio siliceo. In affioramento si presenta con una stratificazione ben evidente, con strati calcarei regolari, spessi in media da 15 a 40 cm, tra i quali si intercalano frequenti liste e noduli di selce di colore biancastro. Nelle zone di alto strutturale la porzione inferiore dell’unità è costituita da calcari nodulari, spesso dolomitizzati e privi di selce.
Nella porzione superiore dell’unità sono spesso presenti straterelli di calcare grigio e sottili intercalazioni di marne argillose nerastre, che preludono al passaggio alla soprastante formazione delle Marne a Fucoidi, in questa parte dell’unità la selce assume inoltre un tipico colore nero. Abbastanza frequente è la testimonianza di deformazioni gravitative (slumpings) dovute all’instabilità del fondale causata dalla presenza di blandi paleo-dislivelli relitti. Questa instabilità può inoltre essere stata provocata da eventi tettonici minori recentemente studiati nell’intervallo Barremiano-Aptiano in alcuni settori dell’Appennino centro-settentrionale (Fabbi et alii, 2016; Cipriani & Bottini, 2019), e presentarsi sotto forma di strati convoluti e contorti (slumps), o di corpi di brecce.

I resti fossili più comuni che si possono osservare nella Maiolica sono microorganismi a guscio siliceo come i radiolari.
Nella Maiolica di alto strutturale i macrofossili sono abbastanza frequenti e costituiti principalmente da ammoniti, brachiopodi, gasteropodi, frammenti di echinidi e rarissimi coralli coloniali (Cecca & Pallini, 1994; Petti & Falorni, 2007; Cipriani et alii, 2019).
Nella Maiolica bacinale i macrofossili sono invece estremamente rari, ma in alcune località sono state rinvenute delle ammoniti, resti di pesci e briozoi (Cecca & Pallini, 1994; Fabbi et alii, 2019).

Livello Faraoni

Nella porzione superiore della formazione, è presente un livello spesso dai 25 ai 42 cm costituito da un’alternanza di argilliti nere ad elevato contenuto in sostanza organica, noto in letteratura come “Livello Faraoni” (Cecca et alii, 1994). Questo livello ha fornito numerose Ammoniti dell’Hauteriviano terminale appartenenti ai generi Pseudothurmania, Barremites, Plesiospitidiscus, Phyllopachyceras, Psilotissotia (Cecca et alii, 1994). Il “Livello Faraoni” è stato studiato per la prima volta nella gola del Fiume Bosso, ed è stato successivamente riconosciuto in vari settori del dominio della Tetide (Cecca et alii, 1996; Baudin, 2005; Bodin et alii, 2005; Sauvage et alii, 2013); esso è collegato a un evento oceanico globale dell’Hauteriviano superiore, caratterizzato da bassi livelli di ossigeno nelle acque (Baudin, 2005; Bodin et alii, 2005).
(da http://versacrumricerche.blogspot.com/p/il-livello-faraoni-una-scoperta-di.html)

Affioramenti significativi

La Maiolica è tra le formazioni che affiorano più estesamente in tutto l’Appennino Umbro-Marchigiano; nelle nostre zone affiora lungo le gole dei fiumi Bosso e Burano, nella valle del Fiume Candigliano, sia nei pressi di Piobbico che nella gola del Furlo, nella gola della Rossa, nelle zone sommitali e lungo i versanti dei principali rilievi dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Spettacolare è anche l’affioramento di Maiolica presso la cava di Arcevia, dove è possibile apprezzare tutte le caratteristiche litologiche dell’unità.

Bibliografia

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