Lupo

IL LUPO

prefazione

Esiste un lupo reale, che è il predatore più intelligente dell’emisfero boreale ma anche il carnivoro più spiccatamente sociale, che vive in branco e ha imparato molto presto a non fidarsi degli esseri umani, e poi esiste il lupo dell’immaginario collettivo, un giorno feroce competitore alimentare dell’uomo, un giorno bestia malefica che ti attende nel buio. Il mito ha superato abbondantemente la realtà e per secoli sciocche favole e ignobili modi di dire hanno alimentato paure inconsce e stimolato una persecuzione senza eguali nel rapporto tra uomo e mondo selvaggio. Eppure diecimila anni fa proprio degli uomini avevano allevato lupi per compagnia, per difesa e per lavoro, e iniziato subito dopo a selezionare razze su razze di quelli che oggi chiamiamo cani. Portato all’estinzione in molte aree del mondo in cui viveva, in Italia dei piccoli nuclei si sono salvati nei recessi più impenetrabili dell’Appennino, e dalla metà degli anni ’70 è partita la rivincita del lupo e di chi ne ha fatto un simbolo di libertà e di possibile convivenza.

considerazioni

La convivenza tra l’uomo e il lupo è un test probante per misurare la qualità ambientale di un territorio ma soprattutto per capire se la nostra società accetta un suo pari in quanto a capacità di caccia, difesa del territorio e senso della famiglia. Capire se sappiamo accettare e se di conseguenza sappiamo organizzarci per raggiungere un equilibrio che da un lato tenga il lupo lontano da pecore e vitelli e dall’altro mantenga ecosistemi abbastanza ampi e con una naturalità sufficiente per ospitare opportunità di predazione che lasci, com’è giusto, il lupo nel bosco. Invece la frammentazione ecologica caratterizza oltre il 70% del paesaggio in Italia e in Europa e cervi, caprioli, cinghiali e daini sono, tranne che in alcune aree protette, la preda più ambita dei cacciatori. Nel frattempo però la zootecnia è cambiata quasi ovunque e il pascolo brado ovino, bovino e equino sono diventati per il lupo una più comoda opportunità di cibo, riportando il lupo sul banco degli imputati.

indicazioni

Massicce introduzioni operate dalle associazioni venatorie hanno fatto aumentare negli ultimi trent’anni la popolazione di cinghiale, l’espansione delle aree boscate e il trattamento a ceduo di molti di esse ha permesso l’accrescimento numerico anche dei caprioli: grazie a questi due fattori la popolazione di lupo, com’è naturale che sia, è aumentata a sua volta portandola ad una probabile saturazione nella fascia appenninica. Ne è derivata una fluttuazione piuttosto ordinata verso l’arco alpino e un’altra, di singoli individui in dispersione, dalle montagne alle zone collinari. Così, mentre vent’anni fa era assolutamente qualcosa di straordinario vedere un lupo, oggi le probabilità sono aumentate nella stessa misura in cui si sono triplicati gli incidenti stradali che coinvolgono lupi. Giù dalle montagne questi animali, instancabili esploratori, hanno trovato strade, ferrovie, paesi e città. Sulle colline hanno trovato anche capre, pecore e galline raramente custodite in modo corretto e così il lupo non ha fatto altro che attirare altra attenzione su di sé.

informazioni

Il lupo è presente nel solo emisfero boreale dove ha sviluppato numerose sottospecie differenti in alcuni caratteri biometrici, ma sostanzialmente simili come comportamento e biologia. La sottospecie italiana si pone attorno alla fascia media in quanto a dimensioni del fenotipo mentre i lupi più grandi sono quelli delle regioni più a nord, come la Siberia e l’Alaska. Tra l’equatore e il Polo Nord al mutare della latitudine muta sia la stazza dei lupi che il numero di lupi del branco: si va dai 25 agli 80 chilogrammi e da branchi di 5-6 esemplari a quelli composti da 20-25 lupi. Cambiano persino i colori, con lupi bianchi e lupi neri assai rari nella zona temperata e decisamente più frequenti nel nord. Le differenze più sostanziali sono strettamente collegate al clima e alle dimensioni delle prede; le stesse che ci sono tra i brevi inverni dell’area mediterranea e quelli interminabili delle steppe, ma anche quelle che passano tra un capriolo ad un alce. Il lupo è un predatore che nel corso della sua evoluzione ha saputo plasmare aspetti anatomici, somatici e comportamentali in base ai fattori ambientali, la morfologia del territorio e le caratteristiche delle sue prede. Il risultato è un animale che sa muoversi con grande abilità in mezzo alla complessità di un ambiente ostile, per via dell’uomo e delle condizioni meteorologiche, facendo leva sullo spirito di branco, sulla capacità di spostarsi percorrendo molte decine di chilometri al giorno, di mangiare di tutto, di scegliere attentamente un rifugio, di riprodursi solo se ci sono le condizioni per farlo, di evitare in ogni modo il contatto ravvicinato con l’uomo.
Le mille risorse dei lupi, scampati alla “caccia alle streghe” nel Medioevo e poi più di recente allo sterminio dei cosiddetti nocivi del secondo dopoguerra, hanno permesso il riscatto morale della specie, oggi finalmente riconosciuto dalla maggior parte delle persone. Riscatto morale ed ecologico, perché la storia di un carnivoro così ingombrante in un mondo che per lui è diventato sempre più piccolo, lo ha catapultato dalle leggende dei licantropi alle magliette più vendute nei Parchi Nazionali. Riscatto morale e biologico, perché la sensazione che la sua cattiva reputazione fosse causata proprio dall’assomigliare tanto a noi umani, lo ha fatto diventare l’animale più studiato e ogni scoperta, anziché banalizzarlo, ne ha esaltato il fascino: l’intelligenza, le intuizioni, le strategie, l’organizzazione, il coraggio, la solidarietà, la perseveranza, l’attaccamento alla famiglia, il rispetto dei ruoli.

curiosità

Il lupo (Canis lupus) presente in Europa ha un corpo che misura in lunghezza dai 100 ai 165 cm, a cui si somma una coda di 35-50 cm; l’altezza al garrese va da 60 a 75 cm, il peso di un individuo adulto dai 30 ai 45 kg, con le femmine leggermente più piccole per dimensioni e peso. La sottospecie italiana non si discosta di molto da questi caratteri biometrici ma è riconoscibile da alcuni lievi differenze del mantello, riscontrabili per tutto l’anno, sia in estate quando il pelo è bruno-fulvo, sia in inverno quando diviene grigio-bruno.
La lupa partorisce dentro una tana scavata sotto terra o ricavata da un pertugio naturale nella roccia o in alcuni casi, in foreste vetuste, nel tronco cavo di grossi alberi stesi a terra: il parto avviene alla fine della primavera, poi per 6 settimane i piccoli, da 4 a 6, inetti alla nascita, vengono protetti e alimentati per molti giorni dalla madre che rimane nascosta con loro mentre gli altri componenti del branco le portano il cibo.
Cacciando in branco i lupi riescono a uccidere prede anche molto grandi, come il cervo, o aggressive e forti come il cinghiale; la scelta sull’animale da attaccare è sempre molto ragionata, individuando da subito l’esemplare più in difficoltà nella fuga, perché giovane inesperto o perché vecchio e con poche energie. I lupi non sono predatori veloci; il successo nell’inseguimento lo ottengono sulla lunga distanza, quando la preda, terminato lo scatto iniziale, avrà forzatamente rallentato.
In Italia, come nel mondo, l’areale del lupo si era ridotto enormemente giungendo al suo minimo attorno al 1970, cioè fin quando i lupi erano cacciabili e i veleni per le micidiali polpette acquistabili dovunque. Scomparso dalle Alpi, dalla Pianura Padana, sopravvissuto in due o tre nuclei dell’Appennino, i lupi hanno poi avuto il modo di tornare, riproducendosi e camminando lungo la penisola, nascosti nei boschi, nascosti nel buio della notte.
Ora non è più impossibile incontrare un lupo o vedere in molti luoghi le sue tracce; oggi giorno, nelle aree dove esistono popolazioni stabili suddivise in branchi, qualcuno molto fortunato potrebbe anche sentire il celebre ululato. Questa vocalizzazione è l’immagine stessa non solo del lupo ma del mondo selvaggio in generale: per i lupi è un momento di grande importanza che rinvigorisce l’unità del branco, che ribadisce le gerarchie, che spesso annuncia l’inizio di una battuta di caccia e che deve significare per altri lupi nelle vicinanze la presenza e il possesso di un branco che è pronto a difendere il proprio territorio.

Riferimenti bibliografici:

Uncini G. 1999. Mammiferi e uccelli nelle Marche, descrizione della fauna selvatica omeoterma. Regione Marche, Assessorato Caccia e Pesca.

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