Lecceta

 

La Lecceta

Composta principalmente da Quercus ilex L. o comunemente leccio che è una quercia sempreverde molto longeva che ha generalmente portamento arboreo ma anche arbustivo, ha un’altezza compresa tra i 2 e i 25 metri e il tronco può superare il metro di diametro, la chioma si presenta globosa e molto densa con colorazione del fogliame tendente al verde cupo. La corteccia negli stadi giovanili si presenta liscia e grigia e con l’aumentare degli anni si divide in scaglie scuro-nerastre piccole e piuttosto regolari affini alla corteccia delle querce.
Le foglie non cadono in inverno ma perdurano sulla pianta per 2-3 anni, sono alterne, coriacee, color verde-scuro nella pagina superiore e più o meno pelose e bianco-grigiastre nella parte inferiore; la forma è ellittica o lanceolata e può presentare un margine liscio o dentato
La fioritura avviene tra aprile e giugno, ma a volte si può avere una rifioritura in autunno. Il frutto è una ghianda che matura nell’anno solitamente in autunno inoltrato.
L’apparato radicale si presenta fittonante ma tendente a produrre robuste radici laterali che aiutano la pianta ad ancorarsi al suolo e contemporaneamente producono svariati polloni. Il fittone principale può penetrare per diversi metri nel terreno anche in presenza di suoli sassosi o rocciosi, rendendo il leccio una specie molto resistente agli ambienti aridi e difficili.
Le leccete che rientrano nelle caratteristiche dell’Habitat 9340 “Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia” sono protette a livello comunitario e nazionale.

Composizione

Tra le formazioni boschive quercine, le leccete sono la tipologia che presentano un maggior grado di purezza come la Lecceta xerofila e la lecceta xerofila rupestre, dove il leccio costituisce mediamente il 72% della composizione delle specie presenti.
Le Leccete che risultano più presenti sul territorio regionale sono appartenenti alla categoria mesoxerofila a carpino nero che copre il 65% della superficie totale a Leccio, seguita dalle formazioni più frammentate e isolate di Lecceta xerofila che copre il 19% e di lecceta xerofila rupestre che copre il 16%.
Nelle leccete possiamo ritrovare esemplari di specie come l’orniello (Fraxinus ornus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), la roverella (Quercus pubescens Willd.) e l’acero (Acer opalus Mill.); pressoché assenti sono cerro (Quercus cerris L.) e le latifoglie mesofile. Le specie arbustive che generalmente troviamo sono Corbezzolo (Arbutus unedo), Ilatro comune (Phillyrea latifolia), l’alaterno (Rhamnus alaternus), il terebino (Pistacia terebinthus), viburno tino (Viburnum tinus), la scopa da bosco (Erica arborea), l’asparago selvatico (Asparagus acutifolius) e la cornetta dondolina (Emerus majus subsp. Emeroides).
Nelle zone dove le formazioni di cerro sono confinanti con impianti artificiali o attraverso i rimboschimenti fatti in passato all’interno delle formazioni, è possibile trovare insieme al leccio esemplari di pino d’aleppo (Pinus halepensis), di pino domestico (Pinus pinea L.), di pino marittimo (Pinus pinaster), di abete greco (Abies cephalonica), di cipresso comune (Cupressus sempervirens, L.) e cedro dell’atlante (Cedrus atlantica).

Distribuzione

Nelle Marche i boschi che si caratterizzano per la presenza del leccio hanno una superficie di 5.161 ettari, circa il 2% della superficie boscata regionale di cui circa 180 ha ricadono nel Parco del Conero nella classificazione degli habitat come macchia mediterranea. La distribuzione delle leccete sul territorio è frammentata, con formazione isolate e divise tra loro comprese tra i rilievi collinari costieri e le zone interne dei rilievi appenninici. Questa particolare distribuzione è regolata dalle caratteristiche climatiche del versante Adriatico che creano sul territorio regionale due ambiti principali di diffusione.
Il primo ambito è inerente alle zone costiere e di bassa collina, dove i nuclei principali si trovano sul Monte Conero, nelle Selve di Castelfidardo, nell’Abbadia di Fiastra e sulle colline nei pressi di Cupra marittima, in queste zone il leccio si presenta nelle formazioni di macchia mediterranea come lecceta xerofila in zone circoscritte o in formazioni boschive miste di Orno-Ostrieti termofili, in Querceti mesoxerofili di roverella, in Querceto xerofili di roverella e nei rimboschimenti di conifere presenti sui rilievi costieri.
Il secondo ambito di diffusione è situato nelle zone dei rilievi appenninici, soprattutto in corrispondenza di forre calcaree come la Gola del Furlo o del Burano dove la moderata profondità del suolo e le esposizioni calde creano condizioni microclimatiche favorevoli alla specie, capace di resistere a temperature invernali molto basse ma anche a periodi di prolungato caldo e aridità. In tale ambito troviamo i caratteristici boschi di leccio rupicoli di cui fanno parte la lecceta xerofila e la lecceta xerofila rupestre.
La maggior parte delle Leccete delle Marche si trova all’interno di Aree protette, in siti Natura 2000 o aree floristiche. Le leccete per via delle loro caratteristiche hanno un grande valore sia paesaggistico che ambientale, sono habitat preferenziali di alcune specie animali e sviluppano importanti cenosi con diverse specie vegetali di cui alcune endemiche.
Provincia di Pesaro Urbino
La lecceta presente alla Gola del Furlo si trova sul margine superiore della Gola e nei versanti orientali del M. Pietralata e M. Paganuccio, dove le condizioni climatiche sono più calde e asciutte, ed il suolo è poco profondo e caratterizzato da un’elevata presenza di rocce e sassi. Scendendo di quota il leccio diminuisce la sua presenza venendo sostituito da altre specie più mesofile come l’Orniello, il Carpino nero, la Roverella, l’Acero minore il Ciliegio canino, il Bagolaro altre specie mediterranee sempreverdi come il Corbezzolo, la Fillirea, lo Smilace e il Laurotino, il Pero Corvino, l’Albero di Giuda, la Berretta da prete.
Sul Monte Nerone e Catria si trovano gli unici popolamenti presenti nel nord della Regione di lecceto xerofilo
Sul Monte Catria si ritrovano popolamenti frammentati di lecceta mesoxerofila che prospera sui su suoli superficiali e sugli accumuli dei detriti di frana dal carattere calcareo.
Sul versante Nord del M. Paganuccio è presente un bosco costituito da faggeta mista e querceto caducifoglio, il querceto caducifoglio xerofilo e mesoxerofilo si è adattato alle zone con suolo poco profondo o roccia affiorante. Sono anche presenti altre specie come l’orniello, il carpino bianco e il cerro.

Tipi di Lecceta nelle Marche

Lecceta Mesoxerofila a Carpino nero

Si estende su 3.364 ha ed è composta da boschi cedui matricinati a prevalenza di leccio, Si differenzia dalla Lecceta xerofila e xerofila rupestre per la presenza del carpino nero o di altre specie come l’orniello, la roverella, l’acero trilobo e l’acero a foglie ottuse. Nei rilievi appenninici interni è presente per lo più nelle strette gole scavate nei calcari dai corsi d’acqua o lungo le zone con media pendenza e un buon accumulo di materiale eluvio-colluviale. I suoli su cui cresce questa tipologia solitamente
hanno tessitura franco-sabbiosa con forte presenza di inerti sassosi, superficiali o poco profondi e scarsamente evoluti.

Lecceta Xerofila

Si estende su 989 ha ed è costituita da formazioni boschive a ceduo che generalmente sono strutturate a macchia con esemplari in forma di alti arbusti, caratterizzati dalla prevalenza di leccio a cui si aggiungono altre latifoglie ed arbusti xerofili, occupa i contesti più xerici della zona costiera e preappenninica. Sul Conero costituisce mosaici con i rimboschimenti a pino d’aleppo e i boschi di latifoglie.
I suoli su cui cresce sono carbonatici, generalmente superficiali e presentano una forte presenza di inerti sassosi, risultano anche poco evoluti perché soggetti al continuo accumulo e dilavamento della zona superficiale per via dei fenomeni erosivi dati dall’inclinazione; Occupa i medi versanti e versanti di roccia con esposizioni calde ritrovandola in suoli con pendenza maggiore rispetto alla lecceta mesoxerofila.

Lecceta Xerofila rupestre

Si estende su 834 ha ed è costituita dalla caratteristica boscaglia rupestre a portamento arbustivo, a prevalenza di leccio in cui troviamo sporadici esemplari di latifoglie sia caducifoglie che sempreverdi che colonizzano i rilievi dell’appennino interno dai 100 fino agli 800 metri di altezza.
Occupa lembi di roccia affiorante in cui si accumulano sedimenti erosivi di tipo minerale e organico direttamente a contatto con la roccia fratturata. Si diffonde in modo molto frammentato e localizzato nelle gole calcaree e nei versanti rocciosi caratterizzati da elevata pendenza ed esposizioni calde.

Flora gola del Furlo: https://www.riservagoladelfurlo.it/natura-e-territorio/flora
Flora e vegetazione dei Monti del Furlo: https://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/opere-specialistiche/scheda/4359.html
Scheda area floristica Monte Paganuccio https://www.regione.marche.it/portals/0/Schede_Flor_2019/New_Area_Flo_12.pdf
Monte Paganuccio: https://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/beni-ambientali/scheda/11565.html
Elenco Habitat http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do
Rete Natura2000 Marche: https://www.regione.marche.it/natura2000/index-home.html
Inventario e Carta Forestale della Regione Marche: https://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Agricoltura-Sviluppo-Rurale-e-Pesca/Foreste#1635_Pubblicazioni

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