Le Ammoniti

Le Ammoniti.

Le ammoniti erano un gruppo di molluschi cefalopodi (cephalopoda dal greco kephale testa e podos piede) esclusivamente marini estinti 65 milioni di anni fa e parenti delle attuali seppie, calamari, polpi e moscardini. Si svilupparono in una moltitudine di forme durante il Mesozoico, colonizzando tutti gli ambienti marini con i gruppi dei nautiloidi, e belemnoidi. Le ammoniti erano degli animali di ambiente marino, caratterizzate da una conchiglia esterna composta prevalentemente di carbonato di calcio, suddivisa internamente da setti in diverse camere, di cui il mollusco occupava solo l’ultima, la camera d’abitazione. Le altre che componevano il fragmocono, erano utilizzate come camere d’aria per controllare il galleggiamento dell’organismo. Analogamente al nautilus attuale, le ammoniti avevano conchiglia piano-spiralata e settata, formata da un cono che si avvolge su sé stesso. Per la loro grande diffusione nei sedimenti marini di tutto il mondo, e la loro rapida evoluzione con numerose variazioni nella morfologia e nell’ornamentazione della conchiglia, le ammoniti sono fossili guida di eccezionale valore, e sono utilizzati in stratigrafia per la datazione delle rocce sedimentarie dal Paleozoico superiore a tutto il Mesozoico. Le ammoniti comparvero nel periodo del primo Devoniano (350 milioni di anni fa) e si estinsero alla fine del Cretaceo, contemporaneamente ai dinosauri (65 milioni di anni fa). Mentre nelle terre emerse dominavano i dinosauri gli oceani erano il regno delle ammoniti.

Le ammoniti e la loro fossilizzazione.

La fossilizzazione delle ammoniti può avvenire in vari modi. Nelle rocce liassiche delle nostre zone, sono frequenti i modelli interni, ottenuti dal fango di fondale che riempiva le parti vuote del guscio dell’animale morto che precipitava nel fondale marino. In alcune rocce può accadere anche, che oltre al modello interno, si conservi anche il guscio la cui struttura originaria è stata comunque alterata per un processo di cristallizzazione.
La maggior parte delle ammoniti ha una conchiglia planispirale, in vari casi però i giri non sono a contatto tra di loro e si dicono forme “svolte” con nel Cretaceo il genere Crioceratites (vedi foto).

Modalità di fossilizzazione.

In questo caso si parla delle modalità di fossilizzazione e nello specifico del fatto che alle conchiglie vuote delle ammoniti, per essere riempite di sedimento, occorreva soprattutto un forte movimento per facilitare l’entrata del fango nello stretto tubicino del sifone. Questo era l’unico modo per riempire tutte le camere del fragmocono. A seconda dell’avvenuto riempimento, alquanto complesso e difficile, poteva crearsi un fossile più o meno completo.
Gli strati rocciosi generalmente decimetrici, riflettono una ciclicità degli eventi irregolare, nel senso che è dovuta a episodi e trasporto occasionale da eventi tettonici occasionali (terremoti, maremoti). Nei periodi di trauma si dovrebbero essere formati corpi fangosi che si sono spostati sopra il fondale acquistando energia. Le “nuvole” spostandosi inglobavano gli elementi sciolti sopra il fondale tra cui anche le conchiglie e gli esoscheletri d’animali morti (specialmente molluschi). Le conchiglie venivano trasportate in questo modo anche lontano per chilometri, fin quando avevano energia; poi lentamente la melma in viaggio si depositava dopo avere riempito le conchiglie. Il riempimento è stato reso possibile dal movimento del fango; se il fango fosse precipitato dall’alto per gravità, e non avesse trasportato le conchiglie, queste non si sarebbero riempite, poiché il fango non sarebbe stato in grado di riempirle a causa dei setti che erano attraversati solamente dal sifone ventrale, e per il resto restavano pareti non attraversabili. Quindi gli episodi sedimentari maggiori e calcarei, nella stratificazione, sono alternati a giunti argillosi, che dovrebbe essere stata la sedimentazione normale usuale; il tempo geologico trascorso sarebbe stato concretizzato dalle argille trasportate o dal vento o dalle correnti marine. Invece gli strati o episodi calcarei sarebbero stati formati in tempi brevi.

ALTRE MODALITA’ DI FOSSILIZZAZIONE DI AMMONITI

Varie foto di ammoniti prese dal web (vedi foto) che mostrano diverse metodologie di fossilizzazioni e di riempimento del fragmocono, che è la parte più interna della conchiglia, diviso dai setti e comunicanti tra loro solo attraverso il sifone; mentre nella camera di abitazione, viveva l’ammonite.
Nella camera di abitazione il fango entrava facilmente, ma per riempire tutte le varie camere del fragmocono occorrevano delle condizioni particolari: ecco perché trovare dei fossili interi e ben conservati è sempre un fatto raro. Le ammoniti figurate si sono conservate per la mineralizzazione del guscio, che generalmente si scioglieva liberando di fatto il modello del calco interno. Le camere del fragmocono non sono state raggiunte dalla sedimentazione, e in questo caso solo la conservazione del guscio ha potuto preservare il fossile, che diversamente non si sarebbe conservato, mancando di fatto la generazione di un calco in quasi tutti gli esemplari figurati, tranne che parzialmente in qualche esemplare.

L’ornamentazione della conchiglia è costituita dagli elementi in rilievo, e può essere di vari tipi. Nel Mesozoico si sviluppano ornamentazioni sempre più complesse che possono essere così suddivise: Coste: elementi sporgenti a piega stretta e allungata, sviluppati radialmente; Nodi elementi sporgenti conici; Tubercoli elementi sporgenti conici robusti; Bullae: elementi sporgenti che spesso danno origini a fasci di coste; Clavi elementi sporgenti allungati parallelemente alla direzione del giro; Spine: elementi sporgenti appuntiti più o meno allungati.
Un importante elemento tassonomico per la classificazione delle ammoniti è l’avvolgimento del cono cioè il modo in cui i giri si avvolgono e si ricoprono. Nelle forme in cui i giri si toccano senza ricoprirsi si parla di serpenticoni (Lytoceratina); quando invece i giri si ricoprono fortemente si parla di sferoconi (Phylloceratina); negli (Ammonitina) i giri si ricoprono parzialmente. Altra caratteristica importante per la classificazione delle ammoniti è lo studio e l’interpretazione della linea di sutura che rappresenta le inserzioni dei setti sulle pareti interne della conchiglia. Queste strutture sono caratteristiche di ciascun gruppo tassonomico.

COME SI TROVANO E COME VANNO STUDIATE LE AMMONITI ?
Affinche abbiano un valore biostratigrafico devono essere precisamente attribuite allo strato di ritrovamento. Quindi vanno misurati gli strati 1-2-3-4, individuate le ammoniti nello strato (il punto giallo) pulite e classificate la n. 1 Hildoceras e la n. 2 Calliphylloceras e quindi riportate in sequenza: l’Hildoceras al centro dello strato n. 2 e la Calliphylloceras al tetto dello strato 2, quindi in biostratigrafia l’Hildoceras è piu’ antica della Calliphylloceras (vedi foto).Questo è l’unico modo utile per poter studiare le ammoniti e tutti i fossili in generale.

Le ammoniti sono presenti in tante rocce e sono molti i monumenti marchigiani nelle cui pietre da costruzione sono inglobate (vedi foto).

Panoramica di ammoniti provenienti quasi tutte dalla Valle del Fiume Bosso (vedi foto).

Paolo Faraoni-giugno 2022 (tutti i diritti riservati).

Bibliografia:

Arkell W.J. (1957). Mesozoic Ammoinoidea. In Moore R.C. (ed.), Treatise on Invertebrates Paleontology, Part L, Mollusca, 4. University of Kansas Press, Kansas City, 490 pp.
Bilotta M., Venturi F. and Sassaroli S. (2009) – Ammonite faunas, OAE and Pliensbachian/Toarcian boundary (Early Jurassic) in the Appennines. Lethaia 10.1111/j.1502-3931.2009.00201 .x, 24 pp.,
Amsterdam.
Cecca F., Cresta S., Pallini G. & Santantonio M. (1990) – Il Giurassico di M. Nerone (Appennino marchigiano, Appennino centrale): biostratigrafi, litostratigrafia ed evoluzione paleogeografica. Atti Conv. Int. FOSSILI EVOLUZIONE AMBIENTE Pergola 87 (Pallini et al. cur.), pp. 63-139, 62 Fig., 6 Tav., Tecnostampa ed., Ostra Vetere- An.
CoccioniI R., Nesci O., Tramontana M. & Wezel F.C. e Moretti. (1987) – Descrizione di un livello-guida “radiolaritico-bituminoso-ittiolitico” alla base delle Marne a Fucoidi nell’Appennino Umbro-Marchigiano. Boll. Soc. Geol. It., 106: 183-192, 5 figg., Roma
Faraoni P. (2018) Don Mariano Mariotti 1813-1876 Prete naturalista, geologo e paleontologo Youcanprint Self-Publishing
Faraoni P., Marini A., Pallini G. & Venturi F. (2000-2002) – Protogrammoceratinae and new ammonite assemblages of the central Appennines and their significance of the Carixian – Domerian biostratigraphic boundary in the Mediterranean Paleoprovince. Geol. Rom., V. 36, pp. 215-249, Roma.
Faraoni P., Marini A., Pallini G. & Venturi F. (1994) – Nuove faune ad ammoniti delle zone ad “E. Mirabilis” ed “H. Serpentinus” nella Valle del F. Bosso (PU) e loro riflessi sulla biostratigrafia del limite Domeriano – Toarciano in Appennino. Stu. Geol. Camerti., Vol. Spec. “Biostratigrafia dell’Italia centrale”, pp. 247-297, Camerino.
Faraoni P., Marini A. e Pallini G. (1994) – Biostratigrafia ed ammoniti della Corniola carixiana della valle del f. Bosso (Appennino marchigiano). Palaeopelagos, 4, pp. 275 – 288, Roma.
Faraoni P., Marini A., Pallini G. & Venturi F. (1996) – New Carixian ammonite assemblages of Central Apennines (Italy), and their impact on Mediterranean Jurassic biostratigraphy. Palaeopelagos, 6, pp. 75 –122, Roma.
Ferretti A. 1967. Il limite Domeriano-Toarciano alla Colma di Domaro (Brescia), stratotipo del Domeriano.Rivista Italiana di Paleontologia, 73, 3: 741-756.
Venturi F. e Bilotta M. (2001) –Posizione tassonomica di Galaticeras (Ammonoidea) : un genere medio liassico della Tetide mediterranea. Boll. Soc. Pal. Ital., v. 40(3), pp. 325 – 354, Modena.
Venturi F., Nannarone C. & Bilotta M. (2005) – Early Pliensbachian ammonites from the Furlo Pass (Marche, Italy: two new faunas for the middle-western Tethys. Boll. Soc. Pal. Ital., v. 44(2), pp. 81 -115, Modena.
Venturi F., Silvestrini G., Rea G. e Bilotta M. (2010) – Ammoniti, un viaggio geologico nelle montagne appenniniche – Giurassico inferiore. Porzi edit., pp. 1 – 368, stampa PROPERZIO, S. Maria degli Angeli (Assisi).
Venturi F., Ferri R. (2001) – Ammoniti liassici dell’Appennino centrale. 268 pagg. Tip. Grafiche 2G.F. Città di Castello.
Venturi F. (in collaborazione con Nannarone C. e Bilotta M.) (2004) – Early pliensbachian ammonites from the Furlo Pass (Marche, Italy): two new faunas for the middle- western Tethys. Boll. Soc. Pal. Ital., Vol 44(2), pp. 80-115, Modena.
Venturi F. (in collaborazione con Nannarone C. e Bilotta M.) (2007) – Ammonites from the early pliensbachian of the Furlo Pass (Marche, Italy): biostratigraphic implications. Boll. Soc. Pal. Ital., Vol 46(1), pp. 1-31, Modena.
Venturi F. (1999). Ammonite fauna events and ecology from the late Sinemurian to the Early Bajocian. Paleopelagos, Spec. Publ. 3: 89-93.
Venturi F. P. Faraoni, A. Marini Gli strati a Peltolytoceras del sinemuriano inferiore dell’Appennino Centrale nella sezione di S.Nicolo’, valle del Fiume Bosso (PS)- Enrico Fossa Mancini e la storia naturale dell’Appennino – Liceo Classico Statale Emanuele II Jesi 2008 pagg.47-54.

Privacy Settings
We use cookies to enhance your experience while using our website. If you are using our Services via a browser you can restrict, block or remove cookies through your web browser settings. We also use content and scripts from third parties that may use tracking technologies. You can selectively provide your consent below to allow such third party embeds. For complete information about the cookies we use, data we collect and how we process them, please check our Privacy Policy
Youtube
Consent to display content from Youtube
Vimeo
Consent to display content from Vimeo
Google Maps
Consent to display content from Google
Spotify
Consent to display content from Spotify
Sound Cloud
Consent to display content from Sound