Lago di Mercatale

Prefazione

LAGO DI MERCATALE
Si trova nelle Marche, nel Montefeltro, in provincia di Pesaro-Urbino, Comune di Sassocorvaro, sul medio corso del fiume Foglia, a circa 221 m s.l.m. Si tratta di un lago artificiale, originato dallo sbarramento del fiume Foglia, con una diga di tipo “a gravità ordinaria”, costruita a partire dal 1959. La diga è entrata in funzione nel 1963 (lo stesso anno del devastante incidente del Vajont). Il lago contiene all’incirca 6.000.000 di mc di acqua, utilizzati principalmente a scopo irriguo. Nei mesi invernali e primaverili il bacino si riempie e il risultato non è un semplice serbatoio di accumulo, ma un sinuoso e pittoresco lago, ricco di ambienti diversificati in cui ammirare la fauna e la flora tipici degli ambienti ripariali e immergersi nei colori e profumi che il territorio, nel suo complesso, sa regalare. Nei mesi estivi l’acqua immagazzinata va ad irrigare un comprensorio di circa 3.500 ettari lungo la vallata del Foglia, fino a Pesaro. L’infrastruttura è dotata di uno scarico di superficie regolato da una coppia di paratoie a settore e di uno scarico di fondo con paratoia a rulli posto a 22 metri di profondità. È anche un’importante risorsa idropotabile; l’impianto potabilizzatore, situato immediatamente a valle del lago, fornisce 1.000.000 mc di acqua a 8 Comuni della zona, e dal 2011, al di sotto della diga di contenimento, è in funzione una centrale idroelettrica, che sfruttando l’energia pulita dell’acqua per caduta, è in grado di produrre 425 kilowatt di potenza al 50% del suo rendimento e ha una potenza nominale di 610 kW.
In estate il livello del lago pian piano comincia a scendere e verso settembre-ottobre al suo posto rimane una valle fangosa e limacciosa che, nella stagione pre-migratoria e migratoria stessa, si popola di uccelli di ripa e non solo, provenienti dalle aree settentrionali, che non disdegnano una sosta più o meno lunga, in un ambiente per loro così ricco e ospitale.

STORIA:
Fino agli inizi degli anni 60 la valle in cui si trova il lago era costellata di campi, orti, vigne e case, sorte vicino alle rive del fiume, le quali per altre necessità e servizi, facevano riferimento ai paesi vicini: Mercatale (in basso) e Sassocorvaro (in alto). Sulla riva destra del fiume c’era anche un mulino funzionante ad acqua che macinava grano, orzo, biade e olive. Anticamente veniva chiamato “Mulino del Concia”, ma per gli anziani del posto è meglio conosciuto come “Mulino Paci”, dal nome dell’ultimo proprietario. In totale vi abitavano un centinaio di persone dedite per lo più a lavori agricoli oppure impiegate all’interno del mulino. Il fiume poteva essere attraversato in più punti grazie a passerelle di legno, costruite dagli abitanti della zona; alcuni ragazzini, per andare a scuola, lo attraversavano addirittura con dei trampoli! Solo la strada che collegava i paesi di Sassocorvaro e Mercatale era munita di un vero ponte in pietra, a due arcate, di origine medievale. Questo ponte, che possiamo oggi ammirare nei dipinti medievali e nelle foto degli anni ’30, non esiste più; dopo la sua distruzione, avvenuta durante la seconda mondiale, venne utilizzata una passerella in legno, finché ne fu costruito uno nuovo, simile al precedente, ancora presente. Il fiume era una risorsa importante per svariati usi domestici e non: potabile, irriguo, abbeveraggio animali, pesca, energia, ghiaia e sassi, utilizzati come materiale da costruzione. Con i sassi del fiume era costruito il ponte medievale e il campanile della chiesa di San Michele Arcangelo, di Mercatale, che ancora svetta all’estremità della penisola che si insinua nel lago. Oggi, di tutte le abitazioni presenti all’epoca della costruzione della diga, rimangono solo i resti del bottaccio del mulino, cioè del serbatoio di acqua che ogni mulino aveva per garantirne la funzionalità, anche in caso di brevi periodi di siccità.

ASPETTI TURISTICI
Il lago ha una forma sinuosa, grazie anche alla penisola di Mercatale, incastonata in modo tale da creare un paesaggio fiabesco; i contorni verde brillante nelle giornate di sole lo rendono estremamente luminoso e le colline variopinte nel quale è immerso creano un coloratissimo puzzle, caratterizzato da: boschetti di latifoglie, chiazze di conifere, residui di vecchi rimboschimenti, filari di querce e campi coltivati. Questo aspetto, insieme al parco curato, attrezzato e fresco, lo rende luogo ideale per scampagnate e meta di turisti: campeggiatori e amanti della vita all’aria aperta si danno appuntamento per manifestazioni, feste, corsi sportivi o anche solo per sfuggire alla calura estiva e godersi un periodo di relax. È un luogo ideale, in cui anche la gente del posto sceglie di passare i propri momenti liberi. Da alcuni anni è possibile prenotare escursioni naturalistiche in kayak turistici (sit-on-top) e praticare sport acquatici quali canoa, adatto a tutti e canottaggio, più tecnico, per i quali sono anche previsti dei minicorsi, gestiti dalla squadra locale; sono presenti, a disposizione di tutti: un’area giochi per bambini, un ampio prato, il boschetto di pioppi, una palestra libera all’aperto, una zona barbecue, tavoli, panche e una comoda passeggiata sulla riva sinistra del lago, bagni pubblici, attrezzati per disabili. Nell’area è attivo un ristorantino che serve ottima birra artigianale prodotta in loco.
Da decenni è utilizzato come campo di gara per competizioni di canottaggio regionali e nazionali che si tengono nei giorni tra la fine maggio-inizi di giugno. Qui è anche possibile osservare gli allenamenti della squadra locale di canottaggio, la Canottieri Montefeltro, attiva dal 1976, che negli ultimi anni ha conosciuto diversi momenti di gloria e continua a renderci orgogliosi con risultati eccellenti ottenuti in kermesse sportive di alto livello di interesse nazionale, europeo e mondiale.

IL FIUME FOGLIA
È un fiume di valenza interregionale, ma per il 90% interessa il territorio marchigiano. Nasce in Toscana, in provincia di Arezzo, dalle pendici dell’Alpe della Luna (Monte Sovara, 1003 m s.l.m.), nel comune di Badia Tedalda, ai confini con il Montefeltro. Il suo percorso è di circa 90 km. Sfocia nell’Adriatico, fra le falesie dei colli Ardizio (a Sud) e San Bartolo (a Nord), creando il Porto Canale della città di Pesaro. Gli affluenti del Foglia sono i seguenti:
Sulla destra idrografica: Torrenti Apsa di Urbino (bacino imbrifero ca. 49 kmq) si immette nell’Apsa di San Donato poco a monte della sua confluenza nel Foglia. Torrente Apsa di S.Donato (ca. 65 kmq fino all’innesto dell’Apsa di Urbino). Nascono dai rilievi di Urbino e si immettono nel Foglia, rispettivamente in prossimità delle località Montecchio e Schieti.
Sulla sinistra idrografica: Torrente Mutino (bacino imbrifero ca. 53 kmq), nasce dal versante meridionale del monte Carpegna, confluisce nel Foglia in località Lunano. Torrente Apsa di Macerata Feltria (ca. 35 kmq), nasce dal versante orientale del monte Carpegna e contribuisce ad alimentare l’invaso di Mercatale. Rio della Badia (ca.14 kmq) entra nel Foglia poco prima della foce. (relazione bacino idrografico del fiume Foglia – Consorzio di Bonifica)

GEOLOGIA
Dal punto di vista geologico il bacino idrografico del Fiume Foglia ricade in massima parte nei terreni della “Successione Umbro-Marchigiano-Romagnola”. Pertanto è proprio la costituzione geologica-tettonica dei terreni che ha condizionato l’aspetto morfologico della valle. Si assiste infatti ad una alternanza di terreni appartenenti a strutture anticlinaliche e sinclinaliche che si susseguono ripetutamente in direzione appenninica (NO-SE) da O verso E.
Il corso superiore del fiume è caratterizzato da calcari, arenarie e marne (“Bacino Umbro” e formazione Marnoso-Arenacea) che, offrendo una relativa resistenza agli agenti esogeni, hanno formato un paesaggio ad alta energia di rilievo, fortemente inciso da numerosi corsi d’acqua. Nel corso medio e inferiore della valle, la prevalenza di argille e arenarie più o meno cementate, ha determinato un paesaggio collinare relativamente più dolce, a creste perlopiù arrotondate. Infine nella bassa valle del Foglia i depositi alluvionali recenti diventano predominanti. Le alluvioni di fondo-valle sono formate prevalentemente da depositi ghiaiosi in matrice limo-sabbiosa e da estesi affioramenti sabbiosi, presenti soprattutto nei depositi più a valle (Nesci, Savelli e Mengarelli,1990). I ciottoli provengono prevalentemente dallo smantellamento della “Serie UmbroMarchigiana-Romagnola” e, in parte, da quello degli esotici della “Colata gravitativa della Val Marecchia” (Centamore e Micarelli, 1991).

LEGGENDE
La maga Folia
Secondo la Leggenda, come si legge nell’opera di Luigi Michelini Tocci, le origini del nome del fiume Foglia sarebbero legate a Folia o Folìa, una Maga che viveva in località  “La Cupa” dove, nelle ore più profonde della notte, si svolgevano riti e magie. La versione di Ferriero Corbucci narra che nella tradizione contadina orale Folia, era una ninfa fluviale e agreste. Folia era amata da Mutino, un ragazzo bellissimo e pieno di ardore giovanile. Folia e Mutino s’incontrarono, si conobbero e s’innamorarono perdutamente; per tenerlo sempre con sé, Folia preparò un filtro magico, ma commise un errore e, assaggiandolo, si trasformò in una vecchia strega; stravolta dal dolore si nascose agli occhi del suo innamorato in modo che non la vedesse. Mutino continuò invano a cercarla e a invocarla disperatamente per anni e anni. Folia stremata, ormai sul punto di morire, capì che l’amore si misura spesso con la sofferenza; erano le lacrime l’ingrediente che mancava al filtro magico, si alzò a preparare l’intruglio che operò il prodigio di restituirle le primitive sembianze. I due tornarono insieme e per rendere definitiva la loro unione diedero i propri nomi al fiume Foglia (antico Isauro) e all’affluente Mutino. Oggi l’affluente Mutino continua ad incontrarsi con Foglia e le loro acque si ritrovano in una eterna danza.
la battaglia di Monte Locco (1441)
Risalendo il breve e ripido sentiero delle Coste, che collega, in pochi minuti, il lago al paese di Sassocorvaro, giunti sotto l’arco dell’antica porta di ingresso, nel corso della notte del 26 agosto, si possono sentire bisbigli, mormorii, respiri affannati, gemiti e il crepitare di un fuoco in lontananza. Secondo la leggenda sono i soldati morti nella sanguinosa battaglia tra Montefeltro e Malatesta il 26 agosto del 1441. Questa viene chiamata battaglia di Monte Locco, dal nome del luogo in cui sorgeva il primo nucleo abitato di Sassocorvaro. La battaglia, ci fu davvero, come descritta da Giovanni Santi ne “La vita e le gesta di Federico da Montefeltro”. Come spesso accade, la leggenda si fonde quindi alla storia vera, arricchendola in questo caso di particolari di interesse comune, i quali fanno sì che la memoria, trasmessa oralmente dalle popolazioni locali, giunga fino a noi.

ASPETTI AMBIENTALI E NATURALISTICI
Allo stato attuale l’invaso di Mercatale presenta un discreto livello di interrimento che, dai rilievi condotti dal Consorzio di bonifica, è valutato in 860.000 mc, con una riduzione del 14,61% del volume originario d’invaso. Il fenomeno dell’interrimento nasce evidentemente insieme alla costruzione dell’invaso artificiale, in quanto è una diretta conseguenza della presenza in alveo di un’opera di sbarramento del corso d’acqua che, in una certa misura, arresta il trasporto di sedimento verso valle.
Il sistema lago-fiume crea ambienti di notevole interesse naturalistico. Se potesse svilupparsi naturalmente la vegetazione dei corsi d’acqua sarebbe caratterizzata da fasce di vegetazione parallele tra loro e longitudinali al corso d’acqua. Lo spessore di tali fasce varierebbe in base ai periodi più o meno prolungati in cui il terreno rimane sommerso, cioè dalla variazione del livello idrico. Nel greto fluviale, ciottoloso e/o limoso si sviluppa una vegetazione erbacea annuale in quanto il terreno, spesso inondato, blocca il dinamismo di queste comunità vegetali verso la costituzione di tipi di vegetazione più stabili dominati dalle specie erbacee biennali o perenni. Nella fascia successiva, ai margini del greto si insedia una fascia arbustiva, qui composta soprattutto da salici arbustivi. Risalendo la riva, nel settore più esterno si trova la fascia arborea composta da salici nella parte più bassa e vicina all’acqua e pioppo in quella più alta. In realtà questa fascia, pur presente, è molto ridotta in quanto i terreni retrostanti, sono generalmente coltivati e hanno quindi subito una notevole antropizzazione. Questa successione non viene quindi sempre rispettata e le varie specie si ritrovano spesso a convivere mescolate in una fascia più stretta. Nel lago le zone che vengono inondate presentano una vegetazione erbacea pioniera igro-nitrofila costituita per lo più da specie annuali quali: Xanthium orientale subsp.italicum, Mentha aquatica, ecc. Oltre il parco del lago, caratterizzato soprattutto da pioppi di diverse specie, poche giovani querce, alcuni pini neri e qualche giovane ontano nero, piantati recentemente, inizia una passeggiata comoda, ombrosa e pianeggiante, attualmente adatta alla maggior parte delle persone e in procinto di diventare perfettamente accessibile a chiunque. Incamminandosi lungo la strada bianca, che costeggia la riva sinistra del lago, dopo qualche centinaio di metri si lascia la strada bianca e ci si immette sul sentiero a destra. Lungo il sentiero si incontrano diversi ambienti: si passa da una zona di cespugli misti al boschetto di Pioppo bianco (Populus alba). Successivamente la stradina piega a sinistra per aggirare una piccola baia e ci si trova circondati da una fascia di cespugli che delimita i campi coltivati e offre cibo e riparo a molte specie di uccelli. Man mano che ci riavviciniamo allo specchio d’acqua troviamo una zona a Pioppo nero, recentemente tagliata poiché gestita a ceduo. Per quanto riguarda il Pioppo nero, tali popolamenti sono spesso composti da ibridi prodotti dall’incrocio della specie europea con quelle americane. Una volta oltrepassato il piccolo canneto, qualche possente quercia di Roverella (Quercus pubescens) ombreggia il resto del sentiero che, arrivato a questo punto, si inerpica per pochi metri, fino a un pianoro da cui godere della vista del lago, della passeggiata appena percorsa e delle colline che circondano la zona. La parte a monte del lago è invece nascosta alla vista da una folta vegetazione composta di cespugli di Biancospino e giovani alberelli di carpino nero. Al di là di questa barriera, oltre il costone di roccia arenaria, si è sviluppato un mondo interessantissimo che vale la pena di visitare e conoscere, pur conservandone ovviamente l’armonia e la pace. I salici sono in grado di vivere per vari mesi all’anno con il tronco e le radici parzialmente sommersi dalle acque del lago, che qui si va restringendo per lasciare posto al fiume che lo origina. Lungo i meandri allagati del fiume, in cui il livello dell’acqua è comunque influenzato dallo sbarramento artificiale, è cresciuto indisturbato una fustaia di Salice bianco (Salix alba); una porzione di questo, più nascosta e protetta, è stata scelta per la nidificazione da diverse coppie di ardeidi e cormorani, che negli anni si sono moltiplicate formando una garzaia (sito di nidificazione di una colonia di ardeidi) di notevole interesse. Questa zona è infatti molto tranquilla in quanto non facilmente raggiungibile via terra dall’uomo ne’ da predatori terrestri, poiché rimane allagata dalla fine di febbraio fino ai primi giorni di luglio. Sempre nella stessa zona nidificano, anche Svasso maggiore (Podiceps cristatus Linnaeus, 1758), Folaga (Fulica atra Linnaeus, 1758) e il Picchio verde (Picus viridis) mentre, al momento, non ci sono evidenze sulla nidificazione del Martin pescatore (Alcedo atthis Linnaeus, 1758), sebbene l’ambiente, presenta pareti e posatoi lungo il fiume adatti e qualche esemplare sia stato osservato un paio di volte, nel periodo di nidificazione. Motivo della sua assenza potrebbe essere il fatto che le acque del fiume e del lago non sempre sono limpide, il fondale infatti, si è ricoperto col tempo e con le piene di materiale fine, argilloso, che opacizza le acque, rendendo difficoltosa la caccia. Il Martin pescatore utilizza infatti la vista per individuare le sue prede in acqua dai rami bassi che utilizza come posatoi. La fauna ittica rilevata in uno studio del 2017 lungo il tratto di fiume a monte della diga, consta di 8 specie di ciprinidi. Numericamente dominante risulta essere il Cavedano (Leuciscus cephalus) (43%), seguito dalla Lasca (Chondrostoma genei) (26,3%), dal Barbo comune (Barbus plebejus) (14%) e dalla Rovella (Rutilus rubilio) (14%). Ghiozzo, Cobite, Carpa e Gobione contribuiscono con poche unità percentuali sul totale.
Le principali specie faunistiche che si possono osservare in questo ambiente sono gli uccelli, ma sono presenti anche diverse specie di mammiferi, anfibi, rettili e insetti; tra questi ultimi, interessanti sono le coloratissime libellule, Cervo volante (Lucanus cervus) e il Grillotalpa (Gryllotalpa gryllotalpa); nelle calde giornate estive è quasi assordante il canto delle cicale. I mammiferi sono difficilmente osservabili in quanto timidi ed elusivi e pertanto prevalentemente notturni, tuttavia lungo le sponde, nei momenti di silenzio, è possibile vedere caprioli, lepri, volpi e in acqua le nutrie. Per quanto riguarda gli anfibi: Rospo comune (Bufo bufo), tritoni, rane verdi e Raganella (Hyla intermedia), e per i rettili si possono trovare Natrice dal collare (Natrix natrix), Orbettino (Anguis fragilis), Biacco (Hierophis viridiflavus). Per l’osservazione di uccelli è anche possibile prenotare escursioni in kayak, dedicate al birdwatching. Di seguito una breve descrizione degli uccelli più rappresentativi e facilmente osservabili:
AIRONE CENERINO (Ardea cinerea) – Con i suoi 90 cm è il più grande degli ardeidi presenti qui. Le parti superiori grigie, collo e testa bianchi con una striscia nera dall’occhio alla punta della lunga cresta. È un ottimo volatore, con la sua apertura alare riesce ad avere un volo veloce con battute lente e profonde. Quando è in volo tiene la testa incassata nelle spalle e le zampe ben distese oltre la coda. È facile osservarlo mentre è in caccia appollaiato su un ramo o in piedi, direttamente in acqua, vicino alla riva.
AIRONE GUARDABUOI (Bubulcus ibis) – 50 cm. In lontananza sembra bianco e potrebbe essere facilmente confuso con la garzetta, simile nella forma e nelle dimensioni; in realtà è più piccolo e più tozzo, ha il becco giallo e il piumaggio del petto, del ciuffo e del mantello che diventa fulvo durante il periodo di nidificazione. Le zampe sono scure, ma anch’esse cambiano colore durante il periodo di cova e diventano rossicce.
GARZETTA (Egretta garzetta) – 55 cm. Facilmente confondibile da lontano con il guardabuoi e con l’airone bianco maggiore (che però non sembra essere nidificante in zona ed è molto più grande). Ha un piumaggio candido, un lungo becco scuro e le zampe, anch’esse scure, terminano con i “piedi” gialli. Durante la primavera le zampe assumono una colorazione rossastra e presenta un mantello di piume bianche molto lunghe e cascanti.
NITTICORA (Nycticorax nycticorax) – 50 cm. Assomiglia a un airone, ma è più tozzo e ha collo e gambe corte. Gli adulti hanno dorso nero e parti inferiori chiare, coda corta, testa attaccata alle spalle grigie, occhi rossi e una cresta bianca e pendente. I giovani sono bruni sopra e hanno parti inferiori marroncine macchiettate. È particolarmente attivo al tramonto.
CORMORANO (Phalacrocorax carbo) – 90 cm. È un uccello d’acqua, nero, di grosse dimensioni. Può essere confuso col Marangone dal ciuffo, che qui, almeno negli ultimi anni, non è mai stato osservato, dal quale si distingue per l’assenza del ciuffo. Ha guance e mento bianchi, un becco giallo grande e robusto. Quando nuota in acqua, sta in posizione ribassata. I giovani sono facilmente riconoscibili in quanto bruni sopra e più chiari nelle parti inferiori. Il cormorano vola spesso in formazione a V.
SVASSO MAGGIORE (Podiceps cristatus) – 47 cm. Senza coda, collo sottile, ciuffi auricolari scuri, dorso marrone, parti inferiori bianche. Durante il periodo riproduttivo presente dei pennacchi laterali pendenti che in inverno non ha. I giovani hanno la testa a righe bianche e nere seguono i genitori mantenendo con essi un contatto vocale continuo. È un pessimo volatore e preferisce nascondersi tuffandosi sott’acqua, piuttosto che alzarsi in volo.
FOLAGA (Fulica atra) – 37 cm. Corpo tozzo, nero, testa piccola, nera anch’essa con una caratteristica placca frontale e il becco bianchi, dorso arrotondato. Nuotano per lo più vicino alle rive e hanno piedi palmati con dita allungate adattato a camminare sulla vegetazione acquatica. Pessimo volatore, qualora costretto, si invola dopo una corsa sull’acqua. Si immerge spesso alla ricerca di cibo. I giovani sono scuri con la testa rossiccia. È riconoscibile perché mentre nuota scuote spesso la testa.
GABBIANO REALE (Larus argentatus) – 55 cm. Parti superiori grigio pallido, parti inferiori bianche, punte delle ali nere e becco giallo grande con una macchia rossa. Non nidificante nella zona, viene nelle ore più calde a riposarsi e rinfrescarsi in banchi più o meno grandi, in mezzo al lago. I giovani si riconoscono per la colorazione marrone del dorso, che si presenta quindi più scuro degli adulti.

Link:
https://www.regione.marche.it/portals/0/Paesaggio_Territorio_Urbanistica/Contratti_di_Fiume/Fiume_Foglia/Documenti/DocuMonografico_AnalisiConoscitiva.pdf

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