Itinerario Il richiamo della terra e della fabbrica

Il richiamo della terra e della fabbrica

Territori che da secoli cercano un equilibrio ed una via di sviluppo coniugando ruralità e industrializzazione, permeati di storia e tradizione, hanno dato i natali e plasmato caratteri e destini di tanti uomini e donne, alcuni di fama nazionale.

Luogo di partenza: Montesoffio (Urbino)
Luogo di arrivo: Montesoffio (Urbino)
Lunghezza: Km 27,44
Difficoltà: facile-media
Bicicletta consigliata: MTB, gravel

Descrizione
„La natura è noiosa; il ciclo contadino è così vecchio, così religioso: morire e risorgere, la più banale ruota della vita.“
Introduciamo questo itinerario con le parole di Paolo Volponi dal suo manoscritto “Corporale”, perché tocchiamo centri urbani che si sono distinti, in passato come ora, per la loro laboriosità nel settore industriale, li integriamo con la scoperta di territori lavorati da contadini e piccoli borghi immersi nella natura, pregni di quell’eterno ciclo vitale rurale noioso per alcuni, affascinante per altri.
Da quella che era la vecchia scuola di Montesoffio, testimonianza di un passato in cui anche questi centri minori erano popolati e i servizi decentrati, partiamo ed inforchiamo Via Cal Fazio, il sentiero imbrecciato ed in discesa diverte e già in pochi metri si è in aperta campagna, circondati da campi arati.
Queste colline sono infiniti sali e scendi ed allora forza sui pedali per raggiungere sempre su sentiero San Cipriano. Luogo di culto da secoli, conquista il visitatore con un accattivante cartello stradale: “Attenzione: burdei!!! Procedere a passo d’uomo”. I “burdei” sono nell’idioma locale i fanciulli, un senso ironico e di protezione verso i propri abitanti ci avvolge, ed anche se a cavallo di una bicicletta lentamente procediamo, siamo portati a prestare ancora più attenzione, quasi rimaniamo delusi quando attraversato il borghetto non vediamo burdei sgattaiolare improvvisamente fuori dalle porte e provocatoriamente avvicinarsi ai nostri copertoni.
San Cipriano è anche un sentiero alberato, punteggiato di cipressi che conducono al piccolo cimitero, dove troviamo le spoglie proprio del poeta e politico Volponi, originaria di qui la sua famiglia.
Volponi nacque a Urbino ma la sua fortuna fu poi incontrare Adriano Olivetti e condividerne la visione umana di fabbrica.
Anche dalle parole con cui abbiamo aperto l’itinerario si capisce che Volponi è uomo d’altri tempi, di quella generazione che per piacere o per necessità, dovette allontanarsi dalle origini contadine, studiare, pensare e far propri altri valori di sviluppo e crescita.
Da San Cipriano l’itinerario lascia per sempre lo sterrato per solcare un comodo asfalto, un salto dalla ruralità all’industria, che rende l’itinerario più accessibile, pulito, veloce.
A noi sta poi continuare a gustarci il percorso con la giusta andatura, non tanto dettata dalla scorrevolezza delle nostre ruote ma dal voler catturare con lo sguardo i panorami, come il Monte Nerone che si staglia in lontananza e, non perdiamoci i vari profumi che provengono dalla vegetazione adiacente il percorso.
Inoltre facciamo attenzione, seppur strada a basso traffico, possiamo incorrere in qualche auto, che tiene sicuramente una velocità superiore alla nostra.
Ma ecco a noi, dopo una serie di dolci tornanti in discesa, prostrata ai nostri piedi, la città di Fermignano.
Una cittadina sospesa tra il vecchio e il nuovo, importante polo produttivo nel presente, si è distinta già dal ‘400 per la sua laboriosità, vi sorgeva un’importante cartiera voluta dai Montefeltro, che visse fino al 1914 proprietà dei conti Castelbarco Albani, poi fu acquistata da Augusto Carotti che vi impiantò un lanificio.
La fabbrica aveva al piano terra due turbine idrauliche che garantivano l’elettricità, al primo piano tre saloni dove si cardava, filava e torceva la lana, al secondo piano invece i locali servivano da magazzino e tessitura. L’azienda poi si allargò in uno stabile costruito sulle rive del Metauro, l’acqua veniva usata per la tintura, purgatura e lavaggio delle diverse lane proveniente dai dintorni. In via Santa Veneranda è ancora possibile vedere lo stabilimento con la grande insegna sul muro.
Altra attività che si sviluppò nei primi decenni del ‘900 e che diede lavoro a molte persone, fu la fornace di Calpino, i suoi forni erano sempre in funzione grazie a 3 turni lavorativi, il più duro probabilmente quello della notte ma qualche comodità era prevista: gli operai trovavano delle damigiane di vino per rimboccare la loro fiaschetta.
Inoltre Fermignano lo scorso secolo produceva pasta, tanto da competere con la Buitoni. Il pastificio Falasconi ha garantito a 3-4 generazioni di Fermignanesi il lavoro, purtroppo ad oggi non ne rimane traccia, solo la memoria di chi vi ha lavorato e di chi non dimentica la propria storia.
“L’odore acido della foglia fresca di tabacco. Il suo colore giallo. La sua porosità.” Ricordi olfattivi, visivi e tattili della sig.ra Liliana Sartori che ha lavorato al tabacchificio Donati introducono un’altra attività produttiva, che ha reso Fermignano un polo ricco e che si ingrandì grazie a persone che vi si trasferirono in cerca di lavoro, a tutt’oggi rimane il secondo polo industriale, dopo Pesaro e Fano, della Provincia.
Ma girando per il nucleo storico si capisce che Fermignano viene da lontano, ed allora non c’è cosa migliore che farci trasportare in ere precedenti partendo dal Ponte Romano, pulito, solido fiero a tre arcate, si pensa che ci sia lo zampino successivo di Francesco di Giorgio Martini.
Il ponte custodisce un affresco del ‘400, e da luogo di passaggio, diventa per il turista un luogo di sosta, di fronte a questo dipinto che luccica di color oro ci si ferma in contemplazione, il volto di Maria ha una fisionomia antica.
Al suo fianco svetta la Torre delle Milizie, che ebbe probabilmente il ruolo di controllo dell’importante guado sul Metauro, di stazione di pedaggio, nonché di difesa cittadina.
La Torre (alta 24m) ha caratteristiche prettamente medioevali, presumibilmente poggia su fondazioni romane e in bella mostra rivolta verso Corso Bramante c’è la fontana del “Mascherone”. Corso Bramante, oltre a riportarci alla memoria il famoso architetto a cui questa città ha dato i natali, si percorre piacevolmente, diverse attività commerciali fanno capolino dal piano terra di palazzi storici e con naturalezza ci spingono a lasciare la città dirigendoci in direzione di Urbania.
Ma sarebbe peccato perdersi alle porte di Fermignano, la chiesa di Santa Maria Maddalena, il suo interno testimonia un passato fatto di fede e superstizione, credo e credenze che facevano della raccolta e devozione delle reliquie un uso assai comune.
In questa chiesa, teche e ossari sono numerosi, non passano inosservati e non per il gusto del macabro ma hanno in sé un forte richiamo, forse come celebrità senza tempo sono abituate a farsi osservare e il loro carisma non muta.
Di nuovo in viaggio, percorriamo la strada provinciale 4, ma all’altezza di Cà l’Agostina seguiamo l’indicazione per San Giovanni in Ghiaiolo, siamo subito immersi nel silenzio e nella campagna.
L’asfalto sotto le ruote scorre agevolmente, prima in salita ma poi guadagnata agevolmente quota, per lunghi tratti semi pianeggianti ci godiamo le roverelle ed i carpini che ci circondano, quando la vegetazione si dirada ritorniamo a spaziare con lo sguardo sulla campagna regolare, coltivata, che invita con le sue ondulazioni a lanciarsi in nuove avventure, cosa ci sarà dopo quella collina? E quella strada bianca, là sulla destra, dove porterà?
Un territorio quello del Ducato di Urbino che è talmente denso di strade secondarie, bianche e sentieri, che ci si chiede in quanti possano averci messo piede, si percepisce anche nella solitudine della campagna il fervore civile e culturale di certe zone presente nel passato e la necessità per alcuni di chiedere altro a questa terra, di condurla ad un altro destino diverso da quello agricolo e forse nel loro intimo hanno trovato ispirazione in quei valori di progresso e benessere caratteristici del periodo rinascimentale sotto Federico da Montefeltro.

All’origine del polo industriale di Fermignano: quattro aziende, quattro storie di vita lavorativa


http://www.comune.fermignano.pu.it/vivere-fermignano/turismo/cosa-ce-da-vedere/

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