L’EREMO DI MORIMONDO
L’eremo, di cui oggi rimangono solo i ruderi, si trova su una piccola altura a ridosso del Fosso dell’Eremo affluente di destra del fiume Candigliano. Il posto è spettacolare, una valle stretta e incassata tra alte pareti rocciose calcaree che caratterizzano questa parte di Appennino. E’ facilmente raggiungibile percorrendo la strada SS 257 che unisce Apecchio a Piobbico. Si lascia la macchina in un ampio parcheggio, si attraversa la strada e si seguono le indicazioni per il Fosso dell’Eremo.
Si hanno notizie di questa costruzione a partire dal XI secolo, ma il primo documento che ne attesta l’esistenza è una bolla di Papa Innocenzo III, del 1205, nella quale viene data protezione agli eremiti seguaci della Regola Avellanitica. Si ipotizza infatti che il romitorio sia stato fondato dai monaci Cistercensi (eremiti che vivevano seguendo la regola di Fonte Avellana) in epoca Medioevale.
Probabilmente il nome dell’eremo sarebbe proprio di matrice cistercense. Morimondo, da “Morimond”, toponimo della casa madre di una della cinque correnti dei monaci Cistercensi in Francia.
La costruzione non aveva grandi dimensioni, era a pianta rettangolare e si elevava per almeno due piani e possedeva nel XIV secolo tre parrocchie, S. Pietro in Prato a Cagli, quella di S. Sofia dell’Orsaiola e la Pieve del Colle nella diocesi di Urbino.
Grazie alla protezione della famiglia Brancaleoni di Piobbico l’eremo raggiunse la massima fioritura proprio nel XIV secolo. Alcuni rappresentanti di questa nobile famiglia si fecero seppellire qui.
L’importanza del romitorio diminui’ lentamente fino a declinare nel XV secolo al pari di molte altre istituzioni monastiche e l’eremo diventò priorato. Entro’ a far parte dei possedimenti dei Brancaleoni di Rocca Leonella , fino ad essere incorporato tra i beni della diocesi di Cagli.
Dopo il grande terremoto del 1781 l’eremo venne definitivamente abbandonato mentre la chiesa fu sconsacrata nel 1800. Il titolo passo’ alla parrocchia di S. Lorenzo di Rocca Leonella mentre nella chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso venne sistemata la campana.
A testimonianza dell’eremo rimangono oggi dei ruderi ed una bella arcata gotica, i resti dell’ antica chiesa annessa all’ eremo.
Fonti documentative
http://www.lavalledelmetauro.org/
http://www.comune.piobbico.pu.it/
http://www.appennino.info/
http://www.terramarche.it/
I sentieri del Silenzio – Guida agli eremi rupestri ed alle Abbazie dell’Appennino umbro-marchigiano di Andrea Antinori Società Editrice Ricerche 2009