CAPRIOLO
prefazione
Il più piccolo cervide europeo ha la capacità di colonizzare territori molto diversi tra loro, di mostrare la propria eleganza anche quando la sua proverbiale elusività lo porta a fuggire precipitosamente. Questo erbivoro ruminante occupa una casella molto importante dell’ecosistema: oggi è diffuso su tutto il territorio, dopo essere stato a lungo confinato nell’area appenninica a causa della scomparsa dei suoi habitat nelle colline e nei fondovalle e a causa della caccia indiscriminata. Negli ultimi trent’anni il paesaggio rurale è mutato, la superficie boschiva aumentata, la pressione venatoria diminuita e in particolare lungo le aste fluviali sono andati formandosi quei corridoi ecologici rappresentati dalla vegetazione ripariale. Per i caprioli, limitati da un areale troppo ristretto e troppo esposto ai rigori invernali, si sono materializzate tante opportunità per scendere di quota e ricolonizzare aree meno selettive, sia dal punto di vista climatico che per le disponibilità trofiche.
considerazioni
Una popolazione di capriolo ampia e sana rappresenta un punto d’arrivo per le ambizioni “green” di un territorio che voglia guardare alla sostenibilità e alla convivenza uomo-natura con l’aspirazione concreta a raggiungere il più alto grado di biodiversità possibile. Il capriolo è un elemento di forza del paesaggio modellato dall’uomo pur entro quei limiti che la vita selvatica può tollerare, e che possiamo avere l’ambizione di perseguire per il nostro stesso bene. Per questo motivo e per il fatto che i caprioli non possono essere accusati di particolari danni all’agricoltura non è giustificabile la persecuzione a cui sono stati sottoposti negli ultimi 15 anni, con una caccia spietata che solo nella provincia di Pesaro e Urbino conta quasi 1000 esemplari abbattuti ogni anno. Nemmeno gli incidenti stradali (quasi 100 all’anno) di cui sono causa e vittime i caprioli, può giustificare un accanimento del genere.
indicazioni
Il capriolo ha poche esigenze: il suo habitat si limita a tratti di bosco alternati a radure e attraversati da piccoli corsi d’acqua. Dalle quote montane a quelle di bassa collina è in grado di soddisfare i suoi non semplici gusti alimentari che in generale spaziano da alcuni tipi di erba ai germogli di certe piante, dalla frutta alle foglie nuove di qualche albero. Un’area che al suo interno abbia quelle caratteristiche, che garantiscono rifugio e alimentazione, è un’area potenzialmente abitata da caprioli e sarà piuttosto facile osservarli nelle ore crepuscolari e nelle prime ore del mattino. In inverno possono essere avvistati anche branchi di caprioli, mentre nel resto dell’anno i maschi adulti vivono solitari e le femmine madri stanno quasi sempre coi piccoli o il piccolo dell’anno. Disturbato durante le lunghe soste per la ruminazione, il capriolo spaventato prova a sua volta a spaventare chi si è avvicinato troppo al suo covaccio emettendo il suo “abbaio” dalla forza e il tono sorprendente.
informazioni
Maschio e femmina di capriolo hanno abitudini diverse e anche un dimorfismo piuttosto pronunciato: ai maschi, già durante il secondo anno di vita crescono i palchi e anche le dimensioni (altezza e peso) iniziano ad aumentare rispetto alle femmine, mentre lo specchio anale diviene sempre più evidente e con la forma di un fagiolo rovesciato, mentre nella femmina sembra un cuore rovesciato con una pseudo-coda che consiste in un ciuffo di peli. I maschi, dopo aver trascorso quasi un anno con la madre, si allontanano dalla zona in cui sono nati e vissuti fino a quel momento e iniziano ad errare alla ricerca di luoghi che li possano ospitare e dove non ci sia già un maschio adulto a difendere il proprio territorio. Le femmine tendono a restare più a lungo con la madre e a mantenersi nell’area che già conoscono: alcuni studi hanno dimostrato che oltre il 70% delle femmine di capriolo trascorra tutta la vita nel raggio di 3 km dal punto in cui è venuto al mondo. E tutta la vita di un capriolo è un arco di tempo affatto lungo: essere erbivori permette, a parte in inverno, di trovare cibo con una certa facilità ma comporta, nel caso del capriolo, di avere uno stomaco poligastrico che prevede la ruminazione, un’operazione indispensabile all’assimilazione dei nutrienti che richiede 6-7 ore di masticazione al giorno ed una usura dei denti inevitabile e irrimediabile, prima causa della limitazione dell’aspettativa di vita a 11-12 anni per i maschi e 13-14 per le femmine.
Alla nascita i caprioli sono molto piccoli e hanno il pelo striato e punteggiato sulla schiena: la madre li partorisce all’aperto, tra l’erba alta, e quella maculazione serve per mimetizzarsi e confondersi tra la vegetazione; il piccolo per diversi giorni non si muove mai e ogni anno, a maggio, alcune persone li trovano a terra immobili e preoccupandosi per la loro salute li prelevano e li portano da un veterinario. Tante campagne di sensibilizzazione hanno insegnato a molti ma non a tutti che in questo modo il capriolo non viene affatto salvato ma più probabilmente condannato ad una vita in cattività: il caprioletto non è assolutamente abbandonato, la madre anzi è molto amorevole e premurosa ed è per questo che lo lascia nascosto tra l’erba per poi avvicinarsi per quelle 5 o 6 poppate di latte al giorno, per almeno un mese, dopo di che piccoli e mamma si muoveranno assieme.
curiosità
Il capriolo (Capreolus capreolus) ha un areale di distribuzione geografica molto ampio, che si estende dalle regioni europee occidentali all’estremo oriente con tre sottospecie: il capriolo europeo, il capriolo siberiano e il capriolo cinese. La lunghezza del corpo del capriolo europeo presente in Italia, dal naso al coccige, è compresa tra i 100 e i 130 cm, mentre l’altezza, misurata al garrese, raggiunge nei maschi un massimo di 77 cm. Alla nascita tutti i caprioli hanno un peso tra 1 kg e 2 kg mentre in età adulta si può arrivare ai 32 kg nei maschi e 28 kg nelle femmine. Le vocalizzazioni del capriolo sono principalmente due: il fippìo è un flebile belato emesso nei primi mesi di vita quando il piccolo perde il contatto visivo e olfattivo con la madre, o quando svela l’eccitazione del neonato nel momento in cui la madre si avvicina al suo giaciglio per l’allattamento; l’altro verso è l’abbaio e non è solo un trucchetto per distrarre il potenziale predatore perchè i maschi lo emettono anche quando in estate rivaleggiano con altri maschi per contendersi i territori in cui avere il dominio sulle femmine.
Anche le colorazioni del mantello del capriolo sono due: pelo marrone chiaro, sottile e corto in estate; marrone scuro, folto e spesso in inverno. Il capriolo è un ungulato artiodattilo per cui ogni sua zampa si compone di due zoccoli affusolati e affilati, che rimangono impressi nel terreno formando un triangolo. Con un piede come quello, l’agilità e la velocità nella corsa sono assicurate e salvano un capriolo in buone condizioni dalla predazione del lupo (o dei cani) 9 volte su 10. Durante la fuga il capriolo può saltare a zampe unite elevandosi da terra per oltre un metro e sollevare il pelo bianco dello specchio anale per rendere quella macchia più luminosa: tutti espedienti per impressionare e distrarre il predatore.
I maschi possiedono anche due “corna” (palchi) appuntite sul capo ma non è per difendersi che ogni anno gli crescono e gli cadono; i palchi sono ornamenti che a loro servono per dimostrare alle femmine e agli altri maschi competitori il proprio vigore, a noi per capire l’età e lo stato di salute di chi le porta, o le portava, se abbiamo la fortuna di trovarle a terra.
Il capriolo è una specie cacciabile secondo le modalità della caccia di selezione, anche al di fuori della stagione venatoria, anche su terreni coperti di neve.
Riferimenti bibliografici:
Ladini F., 1989. Il capriolo, Tassotti Editore, Bassano del Grappa.
Uncini G. 1999. Mammiferi e uccelli nelle Marche, descrizione della fauna selvatica omeoterma. Regione Marche, Assessorato Caccia e Pesca.