FORMAZIONE DEL BISCIARO
Prefazione
La formazione del Bisciaro segue in successione stratigrafica quella della Scaglia Cinerea.
E’ la prima formazione sedimentaria del Miocene, epoca nella quale il bacino sedimentario, nel quale si succedettero per moltissimo tempo ambienti di sedimentazione diversissimi tra loro, viene coinvolto nell’orogenesi (formazione di montagne) in seguito all’avvicinarsi della zolla Africana a quella Euroasiatica.
La tettonica compressiva porto’ ad un progressivo corrugamento della morfologia dei fondali ed esercito’ un importante azione di controllo sulla sedimentazione.
Durante le prime fasi deformative si formarono bacini di avanfossa (cioè posti dinanzi alla catena montuosa che andava formandosi) che si spostarono, man mano che la deformazione progrediva, da Ovest verso Est.
Lo spessore della formazione è molto variabile all’interno del bacino in relazione alla morfologia del fondale stesso.
Nelle aree rialzate tale spessore varia da pochi metri fino a 40/60, nelle aree piu’ depresse puo’ arrivare fino ai 150 metri. L’età è Aquitaniano – Burdigaliano.
Considerazioni
Dal punto di vista litologico questa formazione è costituita da marne e calcari siliceo – marnosi stratificati di colore grigio e grigio verdastri (che si presentano di colore ocra se alterati). Nella parte inferiore media della formazione si possono rinvenire liste e noduli di selce grigio nerastra.
Inoltre possono rinvenirsi, soprattutto nell’area settentrionale del bacino, corpi torbiditici (corpi sedimentari deposti da una Torbidite, cioè da una frana sottomarina) formati da materiale risedimentato.
Sono presenti inoltre, intercalate alla litologia calcareo – marnosa, vulcanoclastiti, tufiti (roccia sedimentaria a composizione mista , contenente elementi piroclastici associati a elementi detritici in un cemento calcareo o argilloso) e cineriti (livelli a consistenza saponacee originatisi dall’alterazione della cenere vulcanica in ambiente riducente) in prevalenza e bentoniti (minerale argilloso dovuto alla decomposizione di ceneri vulcaniche).
Da dove provenivano questi materiali di origine vulcanica ?
Probabilmente la loro origine è da collegarsi ad una cospicua attività vulcanica nel Miocene inferiore, avente come area sorgente la provincia vulcanica della Sardegna occidentale.
Le ceneri vulcaniche venivano trasportate nel bacino di sedimentazione, sotto forma di nubi, ad opera di venti e si depositavano nel bacino mescolandosi alla normale sedimentazione.
Nell’area settentrionale del bacino Umbro – Marchigiano la parte inferiore della formazione contiene facies glauconitiche (la glauconite è un minerale, un silicato, di colore verde brillante). In questa porzione di bacino si rinvengono inoltre delle calcareniti (roccia sedimentaria clastica formati da granuli calcarei delle dimensioni della sabbia) depositate da frane sottomarine e composte prevalentemente da gusci di foraminiferi.
Questi depositi diventano tuttavia prevalenti nella parte meridionale del bacino stesso.
In base ai litotipi dominanti, si riconoscono ovunque tre membri litostratigrafici. Dal basso verso l’alto questi sono:
– Membro marnoso inferiore;
– Membro calcareo-siliceo-tufitico;
– Membro marnoso superiore.
Nella parte settentrionale del bacino di sedimentazione il Membro calcareo-siliceo-tufitico, è contraddistinto dalla presenza di una litozona vulcanoclastica, ( spessore compreso tra 3,5 e 19 m circa) costituita principalmente da una serie di strati cineritici amalgamati, intercalati a subordinate marne calcareo silicee. Le caratteristiche sedimentologiche di questa litozona, denominata Mega P (cioè piroclastite, una roccia formatasi per deposizione di prodotti provenienti da attività vulcaniche esplosive) indicano che il materiale vulcanico è stato probabilmente ridepositato ad opera di correnti sottomarine.
Per quanto riguarda i limiti litostratigrafici del Bisciaro sono stati posti in corrispondenza di caratteristici livelli vulcanoclastici.
Il limite tra Scaglia Cinerea e Bisciaro, il limite inferiore, è stato fatto coincidere con la base del Livello Raffaello, uno strato bentonitico di spessore compreso tra 3 e 30 cm. Questo livello corrisponde al primo evento vulcanoclastico del Bisciaro ed è riconoscibile in tutto il Bacino Umbro-marchigiano
Il limite superiore coincide con la base del Livello Piero della Francesca, uno strato bentonitico di spessore compreso tra 10 e 15 cm, ricco in biotite. Tale limite non è sempre di facile riconoscimento sul terreno e coincide con un marcato cambiamento litologico da litotipi calcarei, grigi e grigio-verdastri, tipici del Bisciaro, a quelli decisamente più marnosi grigio-azzurri, dello Schlier, la formazione che segue stratigraficamente.
Datazioni effettuate con il metodo Ar40/ Ar39, eseguite su minerali (plagioclasi) estratti dai livelli Raffaello e Piero della Francesca, hanno fornito rispettivamente età di 21,9 Ma e 17,1 Ma.
Il contenuto paleontologico del Bisciaro è costituito da associazioni di fossili che comprendono nannofossili calcarei, foraminiferi, radiolari, diatomee, ostracodi, spicole di spugne, denti di pesci e rari bivalvi.
Indicazioni
La formazione del Bisciaro si rinviene in affioramento, sui fianchi di diverse pieghe anticlinaliche, (Monte Nerone, Monte di Montiego, anticlinali di Naro ed Acqualagna, monti della Cesana, ecc..) cui fa da “bordo esterno”.
Lungo la valle del Burano è esposto l’affioramento di Ca’ Tosi. Percorrendo la statale Flaminia, poco dopo aver superato l’abitato di Cantiano (PU) in direzione di Roma, si attraversa il viadotto “Burano 2”.
La successione affiora sulla destra lungo una parete molto acclive e completamente priva di vegetazione, sulla sponda del Fiume Burano.
Lungo la strada Palcano Moria, tra i comuni rispettivamente di Cantiano e Cagli (PU), qualche centinaio di metri prima di incontrare la strada di breccia che porta al Petrano, affiora sulla destra un’esposizione di Bisciaro con strati subverticali e livelli vulcanoclastici.
Un altro punto facilmente accessibile in cui osservare la formazione si trova lungo la strada che da Fossombrone conduce ai Monti della Cesana, al margine del territorio in esame. Si sale per qualche centinaio di metri e, prima che la strada torni a spianare, il taglio stradale sulla destra mostra un’esposizione di Bisciaro con strati spessi e molto spessi.
informazioni
La formazione del Bisciaro presenta, come visto, una grande variabilità delle litofacies.
A volte tendono a prevalere le litologie calcaree e calcareo marnose rispetto alle marnose o viceversa.
A tale variabilità è fortemente legata la permeabilità della formazione.
Al prevalere delle litologie marnose il Bisciaro è da considerarsi impermeabile mentre, dove sono prevalenti quelle calcaree, che si rinvengono in genere piu’ fratturate a causa di una piu’ intensa attività tettonica, la formazione presenta una relativa permeabilità per fratturazione (permeabilità secondaria).
Questo permette la presenza di zone sorgentizie anche se di modeste portate e a carattere stagionale.
Questa formazione, data la sua maggior resistenza agli agenti atmosferici, tende a formare dei rilievi che risultano essere dei veri e propri testimoni dello smantellamento del territorio circostante (piu’ facilmente erodibile) da parte dell’erosione selettiva (erosione selettiva = erosione da parte degli agenti atmosferici con efficacia diversa su rocce con caratteristiche litologiche differenti).
Bibliografia
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