TORRE DI CASTEL DELLA PIEVE (Mercatello sul Metauro, PU)
Quasi a metà strada fra Mercatello (l’antica Pieve d’Ico) e Borgopace (l’antico Castel Bavia), in posizione elevata sulla sinistra del Metauro, sorge Castel della Pieve.
Nel 1258, questo caposaldo è citato nei trattati di pace con Città di Castello, e per tutto il secolo XIII fece parte della Massa Trabaria.
Racconta Dino Compagni nella sua Cronica sui fatti dell’anno 1301: «E confinarono (da Firenze) alcuni di ciascuna parte, e cioè: per la parte de’ Donati messer Corso e Sinibaldo Donati… al Castel della Pieve… Essendo Messer Corso Donati a’ confini a Massa Trabaria, li ruppe e andossene a Roma e non ubbidì». Corso Donati, dunque, fu confinato a Castel della Pieve della Massa Trabaria e non a Pieve S. Stefano, che era nella Massa Verona. D’altra parte, l’anno prima 1300, un chiaro documento testimonia che Corso Donati, «nobilis vir, miles Florentinus» era Rettore della Massa Trabaria. Evidentemente, dovendo scegliere l’esilio, aveva preferito una zona dove era ben conosciuto e stimato.
Già prima del 1332, Pier Saccone Tarlati, signore d’Arezzo, ebbe a occupare per breve tempo anche Castel della Pieve, che era minacciato dal conte Ribaldo di Gattara. Pochi anni dopo Nerio della Faggiola e Branchino Brancaleoni occuparono tutto l’alto Metauro. Castel della Pieve toccò a Branchino, come risulta da un atto del 1347. Gli altri castelli li tennero i Faggiolani fino al 1353 e oltre.
Nel 1356 il card. Albornoz aveva riconquistato tutta la Massa alla S. Sede, cosicché nella «Descriptio» è compreso anche «Castrum Plebis». Terminato il dominio dei Legati pontifici, Castel della Pieve, al pari di Mercatello, tornò ai Brancaleoni. Donna Gentile, figlia di Bartolomeo, nel 1337 portò in dote a Federico da Montefeltro tutti i suoi beni, che furono annessi poi nello stato d’Urbino
La torre di Castel della Pieve è ancora pressoché intatta. Si trova inserita in un contesto castrense di estremo interesse architettonico. Vi si notano almeno tre fasi costruttive. La base è in blocchi squadrati di arenaria, in parte consunti dal tempo attorno agli spigoli, sì che assumono la forma di un leggero bugnato. Questa parte può farsi risalire all’epoca romanica, come conferma la struttura dell’arco a tutto sesto che disegna la lunetta sopra la porta d’ingresso. Analogamente si staglia il monolito che copre la grande finestra.
La parte mediana è costituita da un insieme di filari di pietre più appiattite o di riutilizzo. Di data ancor posteriore è la parte superiore. Non di rado le torri cadevano a causa di movimenti tellurici o per l’incidenza degli agenti atmosferici; non di rado le torri erano abbattute dopo le conquiste; non di rado erano fatte abbassare allorché si stipulavano i patti d’armistizio.
Attualmente la torre di Castel della Pieve ha una copertura ad unico spiovente inclinato, ricoperta di lastre. Un piccolo camino posticcio deturpa l’eleganza del manufatto.
Tratto da “Le torri del Montefeltro e della Massa Trabaria” di Francesco Vittorio Lombardi